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lunedì 11 aprile 2022

Anteo Zamboni, il ragazzino che sparò al Duce

Anteo Zamboni nacque l'11 aprile 1911: Bologna, domenica 31 ottobre 1926, quarto anniversario della marcia su Roma. La mattina, alle 9.30, prima apertura del Littoriale, il nuovo stadio, simbolo ambizioso dell’investimento che il fascismo intende promuovere sullo sport, meglio, sul calcio.

Tre squilli di tromba e il duce fa il suo ingresso a cavallo. Nel pomeriggio, dopo l’inaugurazione di un convegno medico all’Archiginnasio, Mussolini sale sul sedile posteriore destro di un’Alfa Romeo rossa, guidata da Learco Arpinati, capo del fascismo bolognese, da quell’anno sino al 1932 presidente della Federazione italiana gioco calcio, auto che, intorno alle 17.40, proveniente da via Rizzoli, svolta per via Indipendenza.

All’altezza del Canton dei Fiori parte un colpo di pistola (una Beretta 7,65). Il proiettile trapassa il bavero dell’uniforme del duce e la fascia dell’Ordine mauriziano; trafigge il cilindro che il sindaco Umberto Puppini, seduto al suo fianco, tiene con la mano destra sulle ginocchia, perfora la manica sinistra della giacca e della camicia, conficcandosi, infine, nell’imbottitura dell’auto. È il parapiglia. Il corteo rallenta. La vettura col duce riparte a gran velocità.

Secondo le versioni accreditate, il presunto attentatore viene bloccato inizialmente da Carlo Alberto Pasolini, il padre di Pier Paolo (nato a Bologna il 5 marzo 1922), tenente del reparto del 56° reggimento di fanteria schierato in quel punto. Altri fascisti giungono a strappare il presunto attentatore dalle mani di Pasolini e a trascinarlo verso il bar Centrale dall’altra parte della strada. È un massacro in pieno giorno. 

La successiva autopsia accerterà che delle numerose ferite di arma da taglio tre risultano “penetranti in profondità” e tali da poter aver determinato un esito mortale. Le immagini dei poveri resti, raccapriccianti. Un’indagine per tentare di individuare gli assassini non viene neppure iniziata. Il delitto rimane impunito. La vittima, Anteo Zamboni, ragazzo di appena 15 anni e 6 mesi, soprannominato Patata in famiglia. S’incrociano così, quel pomeriggio del 31 ottobre 1926, nel cuore di Bologna, i destini di Benito Mussolini e di Anteo Zamboni. Il duce bersaglio di un fallito attentato; Anteo barbaramente linciato come presunto sparatore. Davide contro Golia.