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lunedì 25 aprile 2022

La prima vittima del fascismo? Teresa!

Teresa Galli (1899-1919) è la prima donna antifascista assassinata.

Anzi, è proprio la prima vittima in assoluto della violenza dei fascisti.

Teresa però non è un personaggio famoso né una militante di spicco, è una semplice operaia, una camiciaia per l’esattezza, di soli 19 anni per cui la sua storia non la conosce quasi nessuno.

Invece la sua storia è importante per diversi motivi.

Eccone almeno tre.

Innanzitutto dimostra che il fascismo fu, sin dalla sua fondazione, profondamente violento e reazionario.

In secondo luogo ci mostra che sin da subito vi furono dei tentativi di reazione alle violenze nazionaliste e fasciste. Infatti, anche se dal punto di vista della storiografia ufficiale la Resistenza al nazifascismo inizia l’8 settembre del 1943, in realtà forme di resistenza al fascismo si erano sviluppate fin da subito e l’antifascismo inizia già nel 1919 con il Biennio Rosso.

Infine ci mostra ancora una volta come la Storia sia fatta non solo di grandi vicende e personaggi importanti, meglio se uomini, ma da tante piccole microstorie spesso ignorate.

Parlare di Teresa ci permette di ricordare che già nel primo dopoguerra vi fu un numero considerevole di donne attive nel contrastare il montante fascismo e che grande fu il contributo femminile alla Resistenza. Ad esempio a Trieste vi fu una sezione femminile degli Arditi Rossi – precedenti agli Arditi del popolo – con il nome di Ardite Rosse, di cui facevano parte una ventina di iscritte animate da Aurelia Benco. E tra il 1919 e il 1922, anno della Marcia su Roma, almeno una quarantina di donne furono assassinate dello squadrismo fascista.

Tra queste Teresa Galli, una donna, operaia e socialista, residente nel quartiere milanese proletario della Bovisa.

Questa la sua storia:

A Milano, il 13 aprile 1919 si tiene un comizio socialista che si conclude con l’uccisione di un dimostrante da parte della polizia e molti feriti. Siamo proprio all’inizio delle mobilitazioni operaie e contadine che contrassegneranno il primo dopoguerra.

Per reazione, due giorni dopo, il 15 aprile, i socialisti e la Camera del Lavoro proclamano uno sciopero generale con comizio per protestare contro la repressione poliziesca.

Dopo l’imponente comizio all’Arena, anarchici e spartachisti decidono di proseguire in un corteo spontaneo verso piazza Duomo.

Ma in piazza Duomo si è riunita nel frattempo una contro-manifestazione nazionalista che aggredisce il corteo. A poche settimane dalla loro fondazione (avvenuta il 23 marzo) i Fasci di combattimento – assieme a gruppi armati di nazionalisti, futuristi, militari e interventisti – mostrano la loro vocazione reazionaria attaccando in quattrocento il corteo, mentre i carabinieri lasciano fare. Lo scontro è impari. Gli aggressori infatti sono armati di tutto punto, con mazze ferrate, pugnali, pistole e bombe a mano.

Un proiettile attraversa la nuca della diciannovenne Teresa Galli che muore sul colpo.

Nell’aggressione rimangono in seguito uccisi anche l’impiegato diciottenne Pietro Bogni e il garzone sedicenne Giuseppe Luccioni, anch’essi colpiti da un proiettile alla testa.

Gli assalitori poi proseguiranno, incendiando e distruggendo completamente la redazione del quotidiano socialista “Avanti!”, sotto lo sguardo compiacente del reparto militare che dovrebbe difenderlo.

Alla sera, oltre ai morti, si registrano trentanove feriti, quasi tutti operai. È il debutto dello squadrismo “tricolore” e l’inizio della “controrivoluzione preventiva”, finanziata dal padronato e protetta dall’apparato statale.

Mentre Bogni e Luccioni verranno sepolti con rito religioso, Teresa Galli avrà un rito civile e viene accompagnata al cimitero di Musocco dalle bandiere rosse. Per i fascisti quell’aggressione e quei morti significheranno per loro ottenere la benemerenza di militari e padronato, che da quel giorno daranno loro credibilità e denaro, tanto denaro.

Per oltre novant’anni la figura di Teresa Galli è stata rimossa e dimenticata ma dal 2014 – la Federazione Anarchica milanese porta ogni 25 aprile un fiore sulla sua tomba.

Ricordare Teresa significa rendere omaggio alle migliaia di militanti anonim* che sin da subito, in modo spontaneo o organizzato, hanno cercato di opporsi alla violenza squadrista.

Significa ricordare anche quella che, a torto, viene denominata “Resistenza passiva” delle donne, le quali in realtà furono invece antifasciste attivissime.

Oggi, l’opposizione al fascismo iniziata da Teresa insieme a migliaia di altr* militant*, continua nella lotta contro ogni tipo di potere, per sua natura violento e oppressore, e nel desiderio di immaginare un presente migliore nella consapevolezza che quello attuale non è l’unico mondo possibile.