Al culmine della
sua carriera nel pugilato, prese una posizione coraggiosa contro la guerra di aggressione
degli Stati Uniti in Vietnam, rifiutando di arruolarsi nell'esercito americano.
Il suo rifiuto era un reato negli Stati Uniti. La sua licenza di boxe fu
sospesa e nel 1967 fu processato e dichiarato colpevole.
Il 29 aprile
1967 si tenne la conferenza stampa in cui Ali annunciò che non avrebbe preso
parte alle aggressioni statunitensi in Vietnam.
Dopo una
battaglia di quattro anni, la Corte Suprema degli Stati Uniti, con una
decisione unanime, ha ribaltato la condanna. Muhammad Ali non solo è tornato
alla boxe, ma ha continuato a denunciare l'oppressione razziale negli Stati
Uniti e molte altre ingiustizie nel mondo.
Muhammad Ali ha
guadagnato il profondo rispetto delle persone oppresse in tutto il mondo, che
lo vedevano come un uomo di principio che non aveva paura di trasformare le sue
parole in azioni e di combattere dalla parte della gente.
- Nelle sue
stesse parole, aprile 1967 -
"Perché dovrebbero chiedermi di indossare
un'uniforme e andare a
No, non andrò
Questo è il giorno in cui diavoli di tal fatta
devono sparire. Sono stato avvertito che prendere una simile posizione mi
potrebbe costare milioni di dollari.
Ma l'ho detto una volta e lo dirò di nuovo. Il vero
nemico del mio popolo è qui.
Non disonorerò la mia religione, il mio popolo o me
stesso diventando uno strumento per schiavizzare coloro che lottano per la
propria giustizia, libertà ed uguaglianza.
Se pensassi che la guerra avrebbe portato libertà e
uguaglianza a 22 milioni di miei simili non avrebbero dovuto arruolarmi, lo
avrei fatto io, domani.
Non ho nulla da perdere sostenendo le mie
convinzioni. Quindi andrò in prigione, e allora? Siamo stati in catene per 400 anni".