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giovedì 25 aprile 2013

Torino: i rifugiati occupano

Torino, la mattina del 2 aprile più di 200 profughi insieme al Comitato di Solidarietà con Rifugiati e Migranti hanno occupato una palazzina del villaggio olimpico “Ex Moi” in via Giordano Bruno 201. La gestione affaristica dell’”emergenza nordafrica” messa in piedi dalla prefettura torinese ha lasciato queste persone senza un tetto e senza prospettive future. Parcheggiati per due anni in strutture di “accoglienza” situate nella periferia torinese sono state buttate fuori dopo due anni di mala gestione e nessun percorso di integrazione che permettesse loro una vera autonomia. Lasciati al loro destino, gli uomini e le donne, arrivati da molti paesi africani fra cui molti dalla Libia, si sono autorganizzati decidendo che una vita dignitosa non può avere mediazioni di nessun tipo.
Con questa nuova occupazione salgano a 4 gli edifici occupati da rifugiati e migranti che decidono di non fidarsi delle istituzione, costruendo percorsi di riappropiazione e trovando in modo autorganizzato soluzioni reali.
Lo Stato italiano ha fagocitato per l’Emergenza Nord Africa un miliardo e 300 milioni di euro, “parcheggiando” nei campi di accoglienza i migranti e assicurando loro esclusivamente servizi primari, senza favorire, come previsto dalla legge, autonomia e integrazione. Il progetto, avviato dallo stato italiano nel gennaio 2011, aveva lo scopo di accogliere i migranti fuggiti dagli orrori della guerra in Libia e provenienti da diversi paesi africani. La politica dell’emergenza ha cristallizato un meccanismo di assistenzialismo, dipendenza e ghettizzazione. Dopo quasi due anni le Prefetture hanno gestito la chiusura dei centri di accoglienza riversando nella strade migliaia di persone.
La casa è il primo pilastro del diritto alla vita e alla dignità.
Oggi i rifugiati autorganizzati di Torino trovano un tetto e sottraggono allo spreco una palazzina del villaggio olimpico “Ex Moi” mai utilizzata, costruita per le olimpiadi del 2006. Il Comitato di solidarietà ai rifugiati e migranti riconosce l’azione dei rifugiati autorganizzati promuovendo una solidarietà partecipata e dal basso. Invita i cittadini e le associazioni ad aiutare i nuovi abitanti, offrendo competenze e beni di prima necessità, e a sostenere il percorso di emancipazione condividendo nel tempo l’esperienza della reciproca conoscenza.

“Abitate una casa ed essa non crollerà.” (Tarkovskj)