La chiave di svolta è in ciascuno. Non
ci sono istruzioni per l’uso. Quando avrete scelto di non riferirvi che a voi
stessi, riderete al riferimento a un nome – il nostro, il vostro – a un
giudizio, a una categoria, cesserete di imparentarvi a quella gente a cui il
rimpianto astioso per non aver partecipato a un movimento della storia
impedisce ancora di inventarsi una vita per se stessi.
Dipende solo da noi diventare gli
inventori della nostra vita. Quanta energia gettata in questa vera fatica che è
vivere in virtù degli altri, quando sarebbe sufficiente applicarla, per amore
di sé, al compimento dell’essere incompiuto, del bambino chiuso dentro di noi.
A forza di snaturare ciò che pareva
ancora naturale, la storia della merce tocca il punto dove bisogna deperire con
essa, o ricreare una natura, una umanità totali. Sotto l’inversione dove il
morto mangia il vivo, il soprassalto dell’autenticità abbozza una società dove
il piacere va da se.
Il nostro godimento implica così la fine
del lavoro, della costrizione, dello scambio, dell’intellettualità, del senso
di colpa, della volontà di potenza. Non vediamo alcuna giustificazione se non
economica alla sofferenza, alla separazione, agli imperativi, ai rimproveri, al
potere. Nella nostra lotta per l’autonomia, c’è la lotta dei proletari contro
la loro proletarizzazione crescente, la lotta degli individui contro la
dittatura onnipresente della merce. L’irruzione della vita ha aperto la breccia
nella vostra civilizzazione di morte.