Diversi milioni di uomini
vivevano in un immenso fabbricato senza porte né finestre. Innumerevoli lampade
ad olio con la loro debole luce rivaleggiavano con le tenebre che dominavano in
permanenza. Com’era usanza, fin dalla più saggia Antichità, la loro
manutenzione incombeva ai poveri, cosicché il corso dell’olio combaciava
fedelmente con il corso sinuoso della rivolta e della bonaccia. Un giorno
scoppiò un’insurrezione generale, la più violenta mai conosciuta da questo popolo.
I capipopolo esigevano una giusta ripartizione delle spese di illuminazione; un
gran numero di rivoluzionari rivendicavano la gratuità di quello che chiamavano
un servizio di utilità pubblica; alcuni estremisti giungevano fino a reclamare
la distruzione di una dimora che si sosteneva essere insalubre e inadatta alla
vita comune. Come di consueto, i più ragionevoli si trovarono disarmati di
fronte alla brutalità della lotta. Nel corso di uno scontro particolarmente
vivo con le forze dell’ordine, un obice mal diretto sventrò il muro di cinta,
aprendovi una breccia attraverso la quale si riversò la luce del giorno.
Passato il primo momento di stupore, questo afflusso di luce fu salutato con
grida di vittoria
La soluzione fu immediata,
bastava ormai spianare altre brecce. Le lampade furono gettate fra i rifiuti o
relegate nei musei, e il potere toccò agli apritori di finestre. I sostenitori
di una distruzione radicale furono dimenticati e la loro stessa liquidazione
discreta passò, sembra, quasi inosservata. (Ci si disputava sul numero e la
disposizione delle finestre). Poi i loro nomi tornarono alla memoria, uno o due
secoli più tardi, quando, assuefatto a vedere grandi pareti vetrate, il popolo,
questo eterno scontento, si mise a sollevare stravaganti questioni. “Trascinare
l’esistenza in una serra climatizzata, è vita questa?” domandava.
Nel rispetto comune della
funzione dirigente, le forze antagoniste hanno continuato ad alimentare i germi
della loro coesistenza futura. Quando il capogioco prende il potere di un capo,
la rivoluzione muore con i rivoluzionari. La terza forza quella non catalogata
radicalizza le contraddizioni e le porta al superamento, in nome della libertà
individuale e contro tutte le forme di costrizione. Il potere non ha altra
risorsa che quella di soffocare o di recuperare la terza forza senza
riconoscerne l’esistenza.