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sabato 13 luglio 2013

11 luglio 1998, il tramonto di Sole.


L’11 luglio scorso è stato il 15° anniversario del suicidio di Maria Soledad Rosas, chiamata semplicemente “Sole”.
La drammatica storia di "Sole, Edoardo Massari detto Baleno e Silvano Pelissero " s'innesca nella lunga storia, non ancora conclusa, della costruzione della linea del TAV.
Fra l'agosto del 1996 ed il gennaio del 1998 in Val Susa si verificarono numerosi atti di sabotaggio, diretti contro centraline elettriche, trivelle, impianti della Sitaf, della Telecom, Omnitel e un ripetitore Mediaset, rivendicati dai fantomatici “Lupi Grigi”.
Questi attentati non hanno mai provocato danni ingenti; unica eccezione il furto di alcune attrezzature dal Municipio di Caprie, seguito da un incendio. L'attentato di Caprie (uno degli 11 comuni che fin dall'inizio si sono opposti all'alta velocità) è l'unico che appare immediatamente non avere nulla a che fare con i sabotaggi avvenuti fino a quel momento, in quanto l'obiettivo non ha nessuna affinità con i precedenti.
I PM Maurizio Laudi e Marcello Tatangelo si concentrano proprio su quest'”attentato”, cercando di addossare la responsabilità ai tre compagni anarchici torinesi e costruendo un vero e proprio “castello accusatorio”, fortemente sostenuto dai mass-media di regime.
Il 5 marzo 1998 Silvano, Baleno e Sole, che convivevano nell'ex obitorio del manicomio di Collegno di Torino, occupato dal giugno 1996, vengono arrestati e posti in isolamento senza che alcuno gli comunichi la gravità delle accuse che pende sul loro capo: associazione sovversiva con finalità di terrorismo, secondo l'art. 270 bis del codice di procedura penale.
Fin dall'inizio le indagini partono dal concetto che i colpevoli sono i tre anarchici ed è quindi necessario solo trovare le prove a loro carico. Nonostante lo smodato uso di intercettazioni ambientali, delle telecamere e delle frequenti perquisizioni, nessuna prova schiacciante viene però effettivamente trovata a carico dei tre. Nonostante il niente in mano ai PM il procedimento continua ad andare avanti, soprattutto "grazie" al sostegno mediatico. Proprio l'opera dei giornalisti si rivelerà decisiva nello screditamento degli anarchici vicini ai tre giovani, alimentando paure e costruendo un processo mediatico in cui la condanna è già scritta.
Sin dal 7 marzo 1998 i quotidiani torinesi escono con titoli altisonanti: «Blitz contro gli eco-terroristi», «I Lupi grigi presi nei centri sociali – Lunga indagine con un infiltrato, sequestrate bombe e micce», «Squatters anarchici con la passione delle armi» (La Stampa), «Fermati tre sovversivi – Una pista sugli attentati anti-Tav in Val Susa» (La Repubblica).
Subito dopo l'arresto di Sole, Baleno e Silvano, un presidio di protesta contro gli arresti e gli sgomberi, davanti al municipio di Torino, è brutalmente caricato dalla polizia. Nel corso degli scontri, volutamente cercati dalle forze dell'ordine, alcune vetrine cadono in frantumi.
E' questo il pretesto che scatena definitivamente i mass-media nella loro opera di demonizzazione degli squatters torinesi (gli italiani imparano proprio in questo periodo a conoscere la parola squatters). Gli anarchici, e gli squatters nello specifico, vengono proposti dai giornalisti (e dal loro codazzo di politicanti, psicologi, sociologi e pseudo studiosi vari) all'immaginario collettivo come teppisti, violenti, disadattati, ecoterroristi, schegge impazzite in balia del disagio giovanile e altre amenità simili.
Il 26 marzo il tribunale respinge ogni istanza di liberazione «in quanto esistono forti contiguità fra i tre indagati e gli autori degli attentati» ed «è elevatissimo il rischio di reiterazione di reati di natura analoga».
All'alba di sabato 28 marzo, secondo la versione ufficiale, Edoardo Massari (Baleno) viene trovato agonizzante, impiccato con le lenzuola alla sua branda del carcere torinese delle Vallette.
Soledad si rende conto di essere vittima di una vera e propria congiura. Il suo stato di prostrazione peggiora dopo la morte di Baleno, con cui aveva iniziato una relazione.
Questa è una sua lettera scritta al movimento anarchico:

«Compagni
la rabbia mi domina in questo momento. Io ho sempre pensato che ognuno è responsabile di quello che fa, però questa volta ci sono dei colpevoli e voglio dire a voce molto alta chi sono stati quelli che hanno ucciso Edo: lo Stato, i giudici, i magistrati, il giornalismo, il T.A.V., la Polizia, il carcere, tutte le leggi, le regole e tutta quella società serva che accetta questo sistema.
Noi abbiamo lottato sempre contro queste imposizioni e' per questo che siamo finiti in galera.
La galera e' un posto di tortura fisica e psichica, qua non si dispone di assolutamente niente, non si può decidere a che ora alzarsi, che cosa mangiare, con chi parlare, chi incontrare, a che ora vedere il sole. Per tutto bisogna fare una "domandina", anche per leggere un libro. Rumore di chiavi, di cancelli che si aprono e si chiudono, voci che non dicono niente, voci che fanno eco in questi corridoi freddi, scarpe di gomma per non fare rumore ed essere spiati nei momenti meno pensati, la luce di una pila che alla sera controlla il tuo sonno, posta controllata, parole vietate.
Tutto un caos, tutto un inferno, tutto la morte.
Così ti ammazzano tutti i giorni, piano piano per farti sentire più dolore, invece Edo ha voluto finire subito con questo male infernale. Almeno lui si e' permesso di avere un ultimo gesto di minima liberà, di decidere lui quando finirla con questa tortura.
Intanto mi castigano e mi mettono in isolamento, questo non solo vuol dire non vedere nessuno, questo vuol dire non essere informata di niente, non avere nulla neanche una coperta, hanno paura che io mi uccida, secondo loro il mio e' un isolamento cautelare, lo fanno per "salvaguardarmi" e così deresponsabilizzarsi se anche io decido di finire con questa tortura. Non mi lasciano piangere in pace, non mi lasciano avere un ultimo incontro con il mio Baleno.
Ho per 24 ore al giorno, un'agente di custodia a non più di 5 metri di distanza.
Dopo quello che e' successo sono venuti i politici dei Verdi a farmi le condoglianze e per tranquillizzarmi non hanno avuto idea migliore che dirmi: "adesso sicuramente tutto si risolverà più in fretta, dopo l'accaduto tutti staranno dietro al processo con maggiore attenzione, magari ti daranno anche gli arresti domiciliari". Dopo questo discorso io ero senza parole, stupita, però ho potuto rispondere se c'è bisogno della morte di una persona per commuovere un pezzo di merda, in questo caso il giudice.
Insisto, in carcere hanno ammazzato altre persone e oggi hanno ucciso Edo, questi terroristi che hanno la licenza di ammazzare.
Io cercherò la forza da qualche parte, non lo so, sinceramente non ho più voglia, però devo continuare, lo farò per la mia dignità e in nome di Edo.
L'unica cosa che mi tranquillizza sapere e' che Edo non soffre più. Protesto, protesto con tanta rabbia e dolore.
Sole

P.S. Se mettermi in carcere vuol dire castigare una persona, mi hanno già castigata con la morte o meglio con l'assassinio di Edo. Oggi ho iniziato lo sciopero della fame, chiedendo la mia libertà e la distruzione di tutta l'istituzione carceraria. La condanna la pagherò tutti i giorni della mia vita.»

Sabato 11 luglio anche Maria Soledad Rosas (Sole) muore suicida impiccandosi con le lenzuola al tubo della doccia nei locali della comunità Sottoiponti di Benevagienna dove era tenuta agli arresti domiciliari.
Dopo il processo di primo grado e il processo d’appello, nel 2002 la Corte di Cassazione di Roma smonta le tesi dei pm torinesi. Non si trattava di un'associazione terroristica, ma di tre persone che al massimo si erano macchiate di reati comuni. Venendo a cadere l'accusa più grave (le finalità eversive e terroristiche dei reati contestati) la Corte d'Appello di Torino riduce la pena per Silvano Pelissero a 3 anni e 10 mesi.
È utile ricordarlo e rimarcarlo. Viviamo tempi bui, in cui, allora come ora, devi stare attento a come ti muovi, a cosa dici, a cosa esterni, pena l’accusa di essere etichettato come terrorista. Tempi in cui, allora come ora, la Procura è decisamente molto solerte contro chi si oppone alla linea inutile.
Viviamo tempi bui, in cui a comandare davvero sono le banche e lo Stato ti toglie sempre più i servizi essenziali, ti costringe a morire di vecchiaia sul lavoro. Ti devasta il territorio e guai, guai se ti ribelli o se solo alzi la voce.
Scriveva Sole, prima di morire: “Ci vogliono morti perché siamo i loro nemici e non sanno cosa farsene di noi perché non siamo i loro schiavi.”