È sorprendente notare come le persone
che fino a ieri stavano in mezzo al popolo, una volta giunte al soglio
governativo (elette o no) imparino immediatamente ad essere contro lo stesso
popolo. Da ciò si evince che non è mai l'uomo a cambiare lo Stato, ma
esattamente il contrario. È il tragico gioco gerarchico, quello che ci
insegnano fin da quando siamo in fasce, dove a valere non è mai la persona, ma
il ruolo che essa ricopre. Non è un caso che il sistema educativo nazionale e
la mentalità borghese insegnino ai bambini a competere per ogni cosa e ad
ossequiare i ruoli e le posizioni sociali. Il pensiero unico imposto attraverso
la scuola e i mass-media non fa altro che allenare ogni individuo
all'obbedienza nei riguardi di qualsiasi autorità, facendo annegare nel mare
dell'oblio tutti i valori umani che possiede una persona in quanto tale. Così
l'essere umano soccombe in favore del ruolo, del mestiere, della posizione
nella scala gerarchica. E tutti ambiscono ai ruoli, anziché ad essere persone.
La società che riceve questo imprinting
non potrà far altro che alimentare la cultura del dominio, quindi
dell'aggressività, sia in chi esercita l'autorità, sia in chi la subisce. Va da
sè che, in questo modo, i crimini diventano persino fisiologici e sistemici,
facendo apparire questo perverso meccanismo normale, naturale. È sufficiente
che un alunno venga eletto capoclasse perché quell'alunno, imbevuto di cultura
del dominio (i bambini copiano il comportamento delle loro maestre), diventi
immediatamente autoritario nei confronti dei compagni, così come un semplice condomino
eletto amministratore di un palazzo, o un impiegato nominato vice-qualcosa o
capo-qualcosa, fino a vedere una semplice professoressa universitaria diventare
ministro e distruggere in un attimo i diritti dei lavoratori conquistati in
cento anni di lotte. Figuratevi dei massoni mafiosi, già ricchi di loro,
borghesi dalla nascita, quindi distanti dal popolo, che si fanno eleggere a
capo di un partito per mirare al vertice della piramide del comando. E
nell'ottica dell'azione elettiva di un popolo per un governo, onestamente non
crediamo che sia più responsabile e integerrimo un popolo che si autopunisca,
piuttosto che un popolo punito da parte di un governo non eletto. Sarà un caso
che la Chiesa insegni che l'autopunizione è cosa buona e altamente morale?
Senza giustificare né l'uno né l'altro tipo di governo, è assai più miserevole
e indegno un popolo che elegge di suo pugno chi lo dovrà bastonare. Tutto ciò è
aberrante e innaturale.
Quando l'essere umano avrà capito di
essere stato imprigionato in un meccanismo malato e perverso, comincerà una
nuova era di pace, di giustizia, di libertà. Ma l'essere umano non c'è più, al
suo posto ci sono soltanto ruoli e medaglie da conquistare. Ogni podio contiene
l'idea di ingiustizia e di fascismo.
“Nessun
uomo ha ricevuto dalla Natura il diritto di comandare gli altri”
(Denis
Diderot)