Risolleviamo alto, al disopra delle prosaiche miserie
de la vita, in questo periodo in cui la più flaccida rilassatezza comprime gli spiriti
migliori, in cui il calcolo, l'ipocrisia, l'opportunismo, la vigliaccheria mascherata
di prudenza, sono la nota predominante del giorno; risolleviamo alto perché il popolo
veda, ammiri, imiti, emuli nel suo gagliardo esempio questo glorioso simbolo di
ribellione: Gaetano Bresci.
Risolleviamolo in alto, in alto, là dove l'apoteosi tarda
dei posteri collocò i ribelli del passato, l'innumere coorte dei cavalieri del sacrificio
e de la morte, che vanno da Socrate a Spartaco, da Bruto a Bruno, da Orsini a Garibaldi.
Noi non attendiamo l'indomani della rivoluzione noi;
quando fare l'apologia di Bresci diverrà novello calcolo gesuitico; non attendiamo,
il giorno in cui i suoi denigratori di oggi o i loro continuatori psicologicamente
rappresentanti lo stesso grado di viltà, eterneranno nel marmo e nel bronzo la sua
memoria, per farsi perdonare dai contemporanei l'opera loro di despoti. No! noi
lo diciamo oggi quando il dirlo è delitto, lo gridiamo forte perché l'armento codardo,
e la borghesia logicamente assassina ci comprendano: noi riconosciamo in Gaetano
Bresci una delle rare tempre eroicamente ribelli, il giustiziere generoso di un
tiranno maledetto dalla bestemmia di migliaia di madri, da l'imprecazione di tutto
un popolo dinnanzi al quale egli appare il maggior responsabile di tinte carneficine.
Se fossimo degl'imbecilli paciferi, se pretendessimo
alla tolleranza della legge e non traboccassimo di ripugnanza per ogni pusillanimità
e macchiavellismo, potremmo ripetere le lamentazioni di molti pudibondi sovversivi
schiavi della superstizione o della viltà o almeno dovremmo permettere, tollerare,
che la tomba del nostro assassinato a S. Stefano, fosse impunemente imbrattata della
bava velenosa dei misoneisti e dei codardi.
Ma noi non lo vogliamo, non lo possiamo! E mentre tutte
le sfumature della pusillanimità e della vigliaccheria umana concordano nel respingere
ogni responsabilità e nel vituperare la memoria di chi seppe far getto della propria
, vita, di chi trovò la ricompensa del proprio sacrifizio nella soddisfazione di
liberare l'umanità di un uomo, che le circostanze, l'educazione, l'ambiente o la
innata tendenza a delinquere avevano reso sanguinario mostro di un popolo: noi affermiamo
altamente la nostra , solidarietà, e rivendichiamo a tanto eroismo, a tanta generosità
la riconoscenza e l'ammirazione del popolo.
Bresci, ci dicono, fu una belva perché uccise un irresponsabile che non conosceva.
Ed è vero. Bresci, personalmente non conosceva Umberto.
Ma egli sapeva che il re è l'avallente di tutte le cambiali della Stato; egli sapeva
che Umberto era il simbolo più alto della borghesia, egli sapeva che di irresponsabilità
non si parlò mai quando si accennò ad opere filantropiche e ad indirizzo politico
dello Stato in senso che si gabellava per democratico. Egli sapeva che il re firma
il decreto e può dichiarare ed evitare la guerra e gli stati d'assedio; sapeva inoltre
che nel 1894 si rispose e si prestò ascolto al brontolio degli scarni carusi siciliani,
solo quando si proclamò lo stato d'assedio, e ai ventricoli vuoti della povera affamata
plebaglia, si distribuirono abbon-anti razioni di piombo regio.
Egli non conosceva Umberto; ma sapeva che la sua mano
aveva vergato per la mal dissimulata mania imperiale, la dichiarazione di guerra
a Menelick, in conseguenza di che a mille a mille i figli del popolo caddero lungi
da noi - coprendo di vergogna quella bandiera gloriosa sventolò su le contrade
insanguinate di Sicilia. E sebben diviso dal mare egli udì la rampogna, il coro
turgido di maledizione, le voci reclamanti vendetta di centinaia e migliaia di madri,
sorelle e spose di poveri innocenti, trucemente, brigantescamente assassinati a
Milano.
Ed egli, solo uomo in mezzo a tante pecore, VENNE,
VIDE E COLPÌ!
Vilissimi codardi, che dalle gazzette vostre plaudiste
ai macelli proletari, e che a Milano chiedevate nell'acquavite il miracolo della
bestialità e del fratricidio, ringoiatevi le vostre sentenze sull'inviolabilità
della vita umana che è un'atroce ironia.
Se la vita umana è sacra, congedate i vostri soldati,
mandate ad opera meno sanguinaria e più produttiva i vostri gendarmi. distruggete
i vostri cannoni, fondete le vostre spade, sfasciate le vostre torpediniere, abbattete
i vostri ergastoli - dove agonizzano vittime e ribelli - bruciate i vostri codici,
decidetevi a lavorare con noi, rinunziate ai privilegi tramandativi dalle violenze
dei secoli passati, mettetevi su di un livello di sociale uguaglianza con noi; ed
allora avrete il diritto, allora sarete logici reclamando da noi la rinunzia alla
rivolta.
Ma voi ci sfruttate, ci taglieggiate, ci umiliate, ci
prostituite le figlie, vi servite di noi come voi e noi ci serviamo delle specie
animali inferiori nella scala zoologica, e siete logici, finché la viltà altrui
ve lo permette; ma non chiedete a chi ha il coraggio di difendersi, di attaccarvi,
la rinunzia in nome di una formula che voi tutti i giorni calpestate.
Noi ammettiamo che l'influenza dell'ambiente, dell'educazione
e dell'eredità rendono in certo qual modo irresponsabile l'uomo delle proprie azioni,
essendo la sua volontà determinata e non determinante; ma se questa è una ragione
per tollerare le conseguenze della volontà, qualunque esse siano, perché torturate
colla galera tanti esseri che l'antropologia criminale vi addita come vittime di
speciali infermità fisiche, perché condannaste Bresci alla perpetua separazione
dal mondo, alla segregazione in una tomba, facendolo, in mancanza della pena di
morte, suicidare dai vostri sgherri?
Umberto I era innocente? Fosse anche stato assolutamente
irresponsabile, avreste fatto credere il contrario, lo avreste smentito voi coi
vostri incensamenti, colla vostra idolatria.
Ma egli non lo era. Certo non era il solo responsabile,
ma Bresci da solo non poteva giustiziarvi tutti.
A questa imparzialità inevitabile rimedierà la rivoluzione
che, implacabile come voi, distruggitrice come l'uragano, travolgente come la bufera,
vi eliminerà fatalmente ed inesorabilmente dalla storia.
non è stato che un fulmine precursore, la rivoluzione
sarà la tormenta.
Bresci non ha potuto colpire che uno ed ha mirato la
quercia; la rivoluzione colpirà tutti e non risparmierà gli arboscelli.
Codardi, quella sarà l'epopea che senza spegnere ogni
ragione di lotta successiva la ridurrà tutta a questi termini: la lotta dell'uomo
sulla natura.
Quel giorno Gaetano Bresci e tutti i martiri della libertà.
saranno definitivamente vendicati c se FASTIGIO DI MARMO NON SEGNERÀ LA LORO
FOSSA, avranno nella realizzazione dell'ideale L'IMPERITURA EPIGRAFE DEL LORO
MONUMENTO.
Ed ora dormi, o Gaetano, nella fossa dell'angusto cimitero
di Santo Stefano, così hanno voluto i tuoi carnefici, cui il solo tuo nome, il solo
pensiero di tua esistenza faceva tremare.
Dormi!.. Dormire voi tutti, ribelli caduti COMUNQUE
E DOVUNQUE per la libertà.
Quando il giorno verrà della riscossa,
Noi scenderem nei vostri antri oscuri
E strapperem l'ossa
Per batter su le casse dei tambuti
L'inno della riscossa.
Tratto da: Cronava Sovversiva, Lynn (Massachusetts), 24 luglio 1915