“La
condizione positiva della libertà, scriveva Bakunin, è questa: nessun uomo deve obbedienza ad un altro; egli non è libero
se non a condizione che tutti i suoi atti siano determinati, non dalla volontà
di altri uomini, ma dalla sua volontà e dalle sue proprie convinzioni”.
Il delegato (o rappresentante) è una
persona alla quale si sono trasmessi i propri poteri e che agisce, o che
dovrebbe agire, non in nome proprio ma nel nome dei suoi mandanti. Gli
interessi dei delegati devono scomparire davanti a quelli dei gruppi che li
hanno nominati perché compiano una missione o un lavoro qualsiasi, ed hanno il
dovere di dimenticare totalmente la propria personalità per non sovvenirsi che
dell’organizzazione o degli individui che hanno riposto in loro la propria
fiducia.
Ora, anche se fosse possibile che un
individuo, nominato rappresentante, possa a tal punto annullare la propria
personalità, sarebbe impossibile e oltretutto inumano pretendere che un essere
ragionevole, cosciente e libero si annulli davanti alla propria funzione di
rappresentante fino al punto di diventare un automa delle volontà altrui;
oltretutto non è conforme ai principi anarchici che non pretendono mai
l’impossibile e non tendono mai a schiacciare la dignità dell’uomo.
L’anarchismo è per definizione la
rivendicazione della libertà e della dignità dell’individuo. Come anarchici noi
non riconosciamo ad alcun individuo, per quanto degno e meritevole compagno, il
mandato di rappresentare le opinioni di una massa assente; ed un anarchico, per
rimanere coerente, non può accettare delegazione alcuna da gruppi, gruppetti o
da singoli.
Ogni membro della società è libero di
contribuire personalmente, col proprio lavoro e col proprio pensiero, al
benessere suo e di tutti, senz’altro limite al di fuori di quelli che gli
segnano le sue facoltà e le sue capacità.
Finora non si è badato che alla
sovranità del popolo (anche se sarebbe meglio dire ad una parte privilegiata
del popolo) e non del singolo, ma noi dobbiamo cambiare rotta e pervenire alla
sovranità dell’individuo. E la sovranità dell’individuo non significa il
diritto di pretendere, né la facoltà di illudersi che altri facciano per noi;
significa soltanto che noi possiamo fare direttamente quel che riteniamo
necessario od utile fare, e che gli altri non abbiano al facoltà o il diritto
di vietarcelo, a condizione, naturalmente, che non sia lesa l’eguale libertà
dei nostri simili.
Questo è quello che intendiamo, e che
intesero i nostri precursori, quando proclamiamo la necessità dell’Azione
diretta: agire in prima persona, anche come iniziativa di propaganda e attività
di ogni specie svolte dall’individuo a vantaggio del movimento e dell’ideale.