..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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giovedì 9 maggio 2019

Contro l’organizzazione

Non possiamo concepire che da anarchici si stabiliscano a dogmi fissi i punti da seguire sistematicamente. Perché, anche ammessa tra più compagni e più gruppi un’uniformità di vedute sulle linee generali della tattica da seguire, questa tattica si esplicherà in cento diverse forme di applicazione; con mille particolari differenti
Noi non vogliamo quindi programmi di tattica, e per conseguenza non vogliamo organizzazione. Stabilito il fine, la meta cui tendiamo, lasciamo libera ad ogni anarchico la scelta dei mezzi che il suo criterio, la sua educazione, il suo temperamento, il suo spirito di combattività gli suggeriscono come migliori. Non formiamo programmi fissi e non formiamo piccoli o grandi partiti. Ma ci aggruppiamo spontaneamente, e non con criteri permanenti, secondo le affinità momentanee per un dato scopo, e costantemente trasformiamo questi gruppi a seconda che cessa lo scopo per il quale ci eravamo associati, e altri scopi e altri bisogni sorgono e si sviluppano in noi e ci spingono alla ricerca di nuovi cooperatori, di gente che pensi identicamente in quella determinata circostanza.
Quando qualcuno di noi non si preoccupa più di creare un fittizio movimento d’individui simpatizzanti e deboli di coscienza, ma un attivo fermento di idee che fanno pensare, magari a colpi di frusta, si sente spesso rispondere dagli amici, che da lunghi anni sono abituati ad un altro metodo di lotta, o che è un individualista, o un puro teorico dell’anarchismo.
È falso che noi siamo individualisti, in quanto si vuol dare a questa parola il significato di elementi isolatori, rifuggenti da ogni associazione nella comunità sociale, e ammettenti che l’individuo possa bastare a se stesso. Ma sostenendo noi lo sviluppo delle libere iniziative dell’individuo, qual è quell'anarchico che non vuole peccare di questa specie di individualismo? Se anarchico si chiama colui che aspira all'emancipazione di ogni autorità morale e materiale, come non può egli convenire che l’affermazione della propria individualità, libera da ogni vincolo e influenza esterna autoritaria, sia pure benevola, sia l’indice più sicuro della coscienza anarchica? Né siamo dei puri teorici perché crediamo nell'efficacia dell’idea, più che in quella degli individui. Da che cosa sono determinate le azioni, se non dal pensiero? Ora, produrre e suscitare un movimento d’idee è, per noi, il mezzo più efficace per determinare il flusso di azioni anarchiche, sia nella lotta pratica, sia nella lotta per la realizzazione dell’ideale.
Noi non ci mettiamo di fronte agli organizzatori. Continuino essi, se a loro piace, nella loro tattica. Se, come io penso, essi non faranno un gran bene, non faranno del resto un gran male. Ma essi hanno torto, mi sembra, di gettare il loro grido di allarme e di metterci all'indice, o come selvaggi, o come sognatori teorici.

Giuseppe Ciancabilla [Roma 1872 – San Francisco 1904]