Finché giù nelle
mine, sui solchi, per le officine, su la soglia d’una chiesa, d’una caserma,
d’un lupanare, a la lusinga d’un mezzano, per gli editi del re, sotto la ferula
del padrone, ludibrio della ignoranza, della viltà, della fame, e si
prostituisca un servo, ed il mondo civile non sia che l’ergastolo del lavoro e
del diritto;
Finché tra i
campi si erga una siepe, tra le patrie una frontiera, tra il lavoro ed il pane,
la maledizione della bibbia, la sanzione dei codici, l’impunità dell’usura,
della frode e della rapina, e tra gli uomini -nati dalla stessa doglia- stiano
l’ineguaglianza, il livore, il fratricidio; ed il mondo non sia che un turpe
mercato in cui le braccia ed i cuori, la fede e gli orgogli, la coscienza e la
giustizia, si barattano oscenamente per una manciata di studi;
Finché
ascensione costante inesorabile dalla coercizione alla libertà appaia la storia
del progresso umano che di quella ha frugato e distrutto segni e termini, e di
questa non soffre remora o barriera sì che le ha tutte superate od infrante;
Finché nessun
pretenda – e nessuno osò fino ad oggi, né osa – che dopo di aver inabissato le
sacerdotali autocrazie delle origini, gli imperi di diritto divino, che
nell’evo medio, le monarchie nobiliari che fino alla Dichiarazione dei Diritti
ne tennero il posto; dopo aver minato di acerbe differenze e di rivolte assidue
il compromesso obliquo tra la dubbia grazia di dio e la frodata volontà della
nazione, costringendo dai cieli in terra, dividendo tra le universalità dei
cittadini, diritti e franchigie della sovranità, il progresso abbia trovato le
sue colonne d’Ercole, l’ultima Tule nella spargevole oligarchia d’aguzzini e di
ladri che ci sta sul collo e dovizia e potenza ed ozii ripaga d’inedia, di
pedate, di scherni;
Finché parallela
a cotesta evoluzione del principio d’autorità – che trasmigrando dai cieli in
terra, dal creatore in ciascuna delle sue creature, investite della facoltà e
della capacità, riconosciute di eleggersi i propri governanti, implica in
ciascuna di esse la libertà e la capacità di governarsi da sé, e nell’estrema
conseguenza la negazione dello Stato – una più profonda evoluzione s’accompagni
e si acceleri per cui l’istituto della proprietà dalle sovrane onnipotenze,
dalla sanità e dalla inviolabilità quiritarie, dal diritto d’usare, d’abusare
di uomini e di cose, si è dovuto soggiogare a riserve, a doveri, a funzioni
ogni giorno più varie e più vaste di assistenza di difesa, di guarentigia, di
sicurezza sociale, preludendo all’era prossima in cui la terra e la macchina,
come l’aria e la luce, saranno patrimonio comune ed indivisibile, strumento ed
arma della libertà, della vita, del benessere, della gioia di tutti;
Finché sia
ribellione alla tirannide, anelito di giustizia, sogno di fratellanza, spasimo
di liberazione; finché sia verità generosa, accessibile, realtà del domani;
In faccia ai
castrati che ne inorridiscono, ai farisei che l’abiurano, ai pasciuti che
v’imprecano, ai tartufi che se ne rodono, ai poltroni che la tradiscono, ai
manigoldi che la perseguitano, ora e sempre:
VIVA L’ANARCHIA!
Finché il
sacrosanto diritto al pane alla conoscenza alla libertà alla pace che la la
sapienza di dio, la magnanima virtù dei re, la sagacia dei parlamenti non hanno
saputo costringere su l’umano destino, permane aspirazione legittima, compito
irrecusabile del proletariato internazionale, e l’emancipazione dei lavoratori
opera dei lavoratori stessi;
Finché scienza e
religione, esperienza e storia grideranno su dall’abisso dei secoli che tra
nubulose di fiamma cresimò il pianeta le origini ed i destini, che colla
violenza soltanto per le zolle tenaci trova il germe le vie del sole e la
gloria delle spighe; che non culmina senza doglie né sangue agli orgogli della
vita nuova d’idillio d’amore; che stanno fatali gli uragani sanguinanti del
“terrore” fra rinnovamento e restaurazione;
In faccia ai
castrati che ne allibiscono, ai farisei che l’abiurano, ai pasciuti che
v’imprecano, ai tartufi che se ne rodono, ai poltroni che la tradiscono, a
manigoldi che l’inseguono, ora e sempre:
VIVA L’ANARCHIA!
Tratto da Luigi Galleani – Alcuni articoli da
Cronaca Sovversiva, Edizioni dell’Archivio Famiglia Berneri, Pistoia, settembre
1984