..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

Translate

giovedì 10 ottobre 2019

Sorveglianza Speciale: La spada di Damocle penzola un altro po'


Dal gennaio 2019 la procura di Torino sta cercando di applicare una misura restrittiva a chi è partito dall'Italia per andare a combattere l'Isis e altri gruppi fondamentalisti, e a difendere le popolazioni civili e le conquiste sociali nella regione rivoluzionaria del Rojava/Siria del nord. Questa vicenda non si è ancora conclusa, e per questo vi invitiamo a leggere quanto segue e ad agire in nostra solidarietà.
Poiché sarebbe stato impossibile accusarci di un reato, visto che ciò che abbiamo fatto non è proibito dalla legge italiana o dal diritto internazionale, il pubblico ministero Emanuela Pedrotta ha proposto per noi una misura speciale, originatasi nel ventennio fascista: la “sorveglianza speciale” che permette di espellere un individuo dalla propria città, confinarlo in un altra, imporgli di restare a casa in certi orari e addirittura privarlo del diritto di riunione e di espressione pubblica senza accuse e senza processo, sulla base della semplice “premonizione” poliziesca che potrebbe in futuro essere “socialmente pericoloso”.
La battaglia politica che in tanti hanno portato avanti per la nostra libertà e contro questa offesa alla reputazione internazionale delle forze mediorientali e internazionali che combattono il fondamentalismo e ai caduti di questa lotta - primo tra tutti Lorenzo Orsetti, che ci ha dedicato i suoi ultimi interventi pubblici prima di cadere in battaglia durante gli assalti decisivi contro lo Stato islamico, ha permesso di ottenere a giugno una sentenza favorevole ai combattenti internazionali Ypg: aver combattuto con queste forze, infatti, non può essere considerato per i giudici motivo di pericolosità sociale.
Ciononostante, il collegio ha voluto sollevare soltanto due di noi dalla spada di Damocle di questa misura (Jak e Davide, ed anche per un combattente sardo sotto accusa separatemente a Cagliari, Luisi) ma rimandare a una nuova udienza, il 15 ottobre, gli altri tre (Eddi, Jacopo e Paolo) per cui la sorveglianza speciale è ancora del tutto possibile. Perché?
I giudici hanno scritto, in sostanza, che se aver partecipato alla rivoluzione del Rojava non poteva giustificare una simile misura (che per noi è comunque ingiustificabile e non dovrebbe neanche esistere), alcuni comportamenti tenuti in Italia da Eddi, Paolo e Jacopo negli ultimi due anni devono essere analizzati e valutati ancora.
Di cosa si tratta, intanto: di un capodanno davanti al carcere, per ciò che riguarda Paolo, nel 2018, e di un raduno musicale di fronte a un locale notturno per Jacopo e Eddi nello stesso periodo. Nel primo caso si voleva testimoniare la propria vicinanza ai detenuti, che vivono nelle carceri situazioni penose, sovraffollamento, prevaricazioni e suicidi; nel secondo chiedere ai proprietari del locale di pagare finalmente il giovane cuoco che, come molti lavoratori al giorno d’oggi, aspettava migliaia di euro di arretrati da mesi, mentre i datori di lavoro si facevano i selfie in costose località balneari all’estero.
Non ci sembra che nessuno possa eccepire su attività del genere. È gravissimo che la procura abbia avviato un’azione penale per cose di questo genere, che sono pienamente legittime e rientrano nel diritto di manifestazione e di parola, oltre che nel dovere di solidarietà e di lotta per migliorare le condizioni di vita nella nostra società e nel nostro paese. Figuriamoci assegnare una misura (storicamente fascista, ricordiamolo ancora) “preventiva”: ma di cosa stiamo parlando?
Se i giudici avessero dato ragione alla tesi della procura, secondo cui le Ypg sono un’organizzazione pericolosa o terroristica, e i volontari internazionali persone che vogliono nuocere alla società europea, si sarebbe creato un precedente gravissimo. La vostra solidarietà e gli sforzi di Lorenzo hanno impedito che questo accadesse.
Ma se adesso, con una manovra bieca, il collegio dovesse privare Eddi, Jacopo e Paolo della loro libertà personale e di movimento, e della loro libertà politica, per essersi espressi assieme a tanti altri contro lo sfruttamento sul lavoro o la degradazione dell’essere umano che avviene quotidianamente nelle carceri, il precedente sarebbe forse meno grave rispetto a ciò che accade in Siria, ma ancora più grave in riferimento alla situazione politica dell’Italia e dell’Europa. Quali spazi di libertà rimarrebbero a ciascuno di noi? Quali possibilità di vivificare le nostre società con la critica e il cambiamento?
Per questo non soltanto vogliamo affermare che chi tocca uno di noi tocca tutti, e questo vale tanto per l’amicizia con la rivoluzione confederale e la lotta all’Isis, quanto per le battaglie sociali e politiche in Italia; ma anche chiamarvi ancora una volta alla mobilitazione verso il 15 ottobre, e al presidio che quel giorno si terrà davanti al Tribunale di Torino, alle h 8.30 del mattino.