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domenica 16 febbraio 2020

La bandiera nera

Nel 1831, in un quadro di lotte sociali che precede l'esistenza del movimento anarchico con questo nome, i canuts lionesi (operai delle manifatture della seta) si ribellano alle condizioni di lavoro loro imposte. In novembre scoppia un'insurrezione di tre giorni, che porterà a una vittoria con le armi. I canuts si battono sotto un vessillo nero sul quale è ricamata la parola d'ordine: “Vivre en travaillant ou mourir en combattant (Vivere lavorando o morire combattendo)”. La bandiera di lotta del movimento operaio era tradizionalmente quella rossa, che sarà usata come segnale di adunata nelle manifestazioni, in particolare nella Comune di Parigi (1871). Qualcuno ha avanzato l'ipotesi che il rosso sia stato abbandonato in seguito alla scissione successiva al Congresso dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori del settembre 1871 all'Aia, che vide la nascita della Fédération Jurassienne. Il 18 marzo 1882, nel corso di un'assemblea a Parigi, Louise Michel si sarebbe pronunciata per l'adozione della bandiera nera, per dissociarsi senza ambiguità dai socialisti “autoritari” e parlamentaristi. Queste ipotesi, però, provengono da testimonianze di partecipanti che non sono confermate (per quanto ne sappiamo) da immagini d'epoca o da fonti attendibili. Invece un documento conservato presso l' Istituto Internazionale per la Storia Sociale di Amsterdam (IISG) attesta l'acquisto di tessuto rosso per uno striscione da parte di membri della Fédération Jurassienne nel 1876 a Berna. Il che sembra indicare che la scelta del colore nero non sia stata immediatamente successiva alla scissione della Prima Internazionale. Il 9 marzo 1883, nel corso di una manifestazione a Parigi che riuniva circa quindicimila disoccupati, Louise Michel agitò una bandiera nera come segnale di adunata (si trattava in realtà di una vecchia sottana nera attaccata a un manico di scopa). Circa cinquecento persone saccheggiarono tre forni, reclamando pane e lavoro, prima di essere dispersi dalla polizia. Louise Michel, identificata dalle forze dell'ordine e accusata di avere istigato i disordini, sarà successivamente imprigionata. Nell'agosto 1883, la pubblicazione a Lione del periodico francese “Drapeau Noir” permise in certa misura di divulgare la scelta di questo simbolo.
La scelta del colore nero ha per ognuno un'origine e un significato diversi, ma sembra sempre legata alla lotta di classe e alle condizioni disperate del periodo in cui è comparso. È un colore, o meglio un non-colore potente, il simbolo dell'anarchia, e ne rappresenta le lotte principali, contro la religione, contro l'economia e, soprattutto, contro lo Stato. Mentre il rosso fa classicamente riferimento al sangue, il nero evoca il sangue rappreso e il lutto.
La bandiera nera arriva in America nel 1884, secondo lo storico Paul Avrich. Sarebbe stata esposta, il 27 novembre di quell'anno, sulla Market Square di Chicago, in occasione di una manifestazione operaia promossa dagli anarchici dell'Internazionale. Secondo un giornale militante locale, “The Alarm”, a fianco del tradizionale vessillo rosso, sul palco degli oratori, sventolava una grande bandiera nera. I due stendardi, dopo i comizi, presero insieme la testa del corteo che attraversò la città. Anche i partigiani di Makhno, in Ucraina, durante al rivoluzione russa del 1918-21, utilizzarono il vessillo nero come propria bandiera. Il 13 febbraio 1921 si svolsero a Mosca i funerali di Kropotkin. Molte persone che seguivano il feretro portavano bandiere nere e altre con lo slogan: “Dove c'è autorità non c'è libertà”. Fu in pratica l'ultima apparizione delle bandiere nere nella Russia sovietica.
Due settimane dopo scoppiò la rivolta di Kronstadt, che alla fine fu soffocata dai controrivoluzionari bolscevichi e che segnò la fine dell'influenza degli anarchici nella Russia sovietica. Nel corso della rivoluzione spagnola del 1936-39, s'era sempre più diffuso l'impiego delle bandiere nere. Gli anarchici della CNT, per esempio, combattevano sotto vessilli neri e rossi come sotto altri completamente neri.

"Perché è nera la nostra bandiera? Il nero è un'ombra, una negazione. La bandiera nera è la negazione di tutte le bandiere. È la negazione delle nazionalità che spingono gli esseri umani a massacrarsi a vicenda e a negare la proprio unità. Il nero esprime un sentimento di collera e di rabbia davanti a tutti i crimini odiosi commessi contro l'umanità e in nome di una sottomissione a uno Stato qualunque. È la collera e la rabbia davanti all'insulto all'intelligenza umana che comportano le pretese, le ipocrisie e le ridicole beghe dei governi. Il nero è anche il colore del dolore e della tristezza: la bandiera nera che rinnega la nazione piange anche le sue vittime, gli innumerevoli milioni assassinati dalle guerre, esterne e interne, per la gran gloria e la stabilità di uno Stato sanguinario. Piange coloro cui è rubato e tassato il lavoro, per pagare l'uccisione e l'oppressione di altri individui. Piange non solo la morte fisica, ma anche l'atrofia dello spirito soggetto al sistema gerarchico e autoritario; piange i milioni di neuroni neutralizzati, senza avere più la possibilità di portare la loro luce al mondo. È un colore d'inconsolabile risentimento. Ma il nero è anche un colore magnifico. È il colore della determinazione, della decisione, della forza: accanto al nero tutti gli altri colori sono messi in evidenza. È il mistero che circonda la germinazione, la fecondità, il suolo fertile della vita nascente che sempre si evolve, si rinnova, si ravviva e si riproduce nelle tenebre. Il seme nascosto sotto terra, lo strano viaggio del liquido seminale, la crescita segreta dell'embrione nella matrice, sono tutti circondati e protetti dal nero."
(Howard Ehrlich, nel suo libro Reinventing Anarchy 1979)