L'umanità
sarà intrappolata dal potere statale per molte migliaia di anni ancora. Questo
per effetto di una centralizzazione burocratica che riguarda aree sempre più
grandi del pianeta. Nell'antichità neolitica, laddove l'evoluzione umana ha
avuto i cambiamenti più repentini seguendo il senso libertario, le comunità
erano ristrette e in relazione solidale tra loro. All'interno di ogni comunità,
le esigenze rappresentavano quella “problematizzazione” che poneva l'essere
umano in un cammino evolutivo di autonomia e di progresso. E ancora le comunità
medievali, soprattutto quelle poste al di fuori delle cinte murarie, potevano
godere di una certa libertà in un rapporto reticolare solidale (vedi “Scienza e Anarchia” di Kropotkin). Con
l'imposizione degli stati nazionali (XVI sec.), la scala del dominio si fece
più ampia, e il controllo sulle persone divenne capillare per mezzo di
istituzioni locali, ma che facevano tutte capo ad un unico governo centrale. La
Francia risente ancora fortemente di questa struttura geogerarchica. Le
costituzioni, che ancora oggi rivestono di una patina retorica la pillola amara
del giogo, si rendono ancora più farsesche e contraddittorie, giacché gli
stati-nazione sono sottoposti agli ordini sovrannazionali del capitalismo. E
più la scala gerarchica è ampia, meno contano i singoli individui, i quali sono
sempre più lontani dall'esercitare un seppur flebile controllo sul potere,
sempre più divisi tra loro, e in cerca di soluzioni antistoriche, antiumane, e
fatalmente fallimentari.