Emile Henry nasce
in Spagna, a San Martin de Provensals (oggi un bargo di Barcellona), il 26 settembre
1872; suo padre Fortune era un ex comunardo in esilio. Tornato con la famiglia in
Francia dopo l’amnistia del 1882, Emile frequenta la scuola con brillanti risultati,
ma nel 1890, ammesso all’Ecole Polytechnique, abbandona definitivamente gli studi
per occuparsi come impiegato. Nella primavera del 1891 si avvicina agli ambienti
rivoluzionari e diventa nel 1892 responsabile del giornale anarchico En Dehors.
Lo stesso anno viene ghigliottinato Ravachol e Henry comincia a dedicarsi alla chimica.
Come lui stesso dichiarerà
dopo il suo arresto, l’8 novembre 1892 depone un ordigno presso gli uffici della
miniera di Carmaux in solidarieta con i minatori scesi in sciopero in agosto. La
bomba, trasportata presso il vicino commissariato in rue des Bon Enfants, esplode
facendo cinque morti. Nel maggio 1893, dopo alcuni soggiorni all’estero, Henry torna
a Parigi sotto mentite spoglie. Il 5 febbraio 1894 avviene l’esecuzione dell’anarchico
Vaillant e Henry decide di vendicarlo. Il 12 febbraio lancia quindi una bomba all’interno
del Cafe Terminus, ma viene inseguito e arrestato alla fine di una furiosa colluttazione
in strada, durante la quale resta uccisa una guardia. Processato il 27 aprile, Henry
è condannato a morte e recluso alla Grande Roquette.
Emile viene ghigliottinato
a Parigi il 21 maggio 1894.
Che cosa vogliono
gli anarchici? L’autonomia dell’individuo, lo sviluppo della sua libera iniziativa
che, soli, potranno assicurargli tutta la felicita possibile. Se l’anarchico ammette
il comunismo come concezione sociale, e per semplice deduzione, perché comprende
che e solo nella felicita di tutti, liberi ed autonomi come lui, che troverà la
propria.
Ognuno di noi ha
una fisionomia e delle attitudini speciali che lo differenziano dai suoi compagni
di lotta.
Cosi, non siamo stupiti
dal vedere i rivoluzionari tanto divisi nella direzione dei lori sforzi. Ci si domanda
quale sia la buona tattica: essa e ovunque proporzionale alla somma di energia che
si apporta all’azione. Ma non riconosciamo a nessuno il diritto di dire: "Solo
la nostra propaganda è quella buona; fuori di essa non v’è salvezza". E un
vecchio residuo di autoritarismo nato dalla vera o falsa ragione che i libertari
non devono tollerare.
Uno dei primi insegnamenti
dell’anarchia è questo: "Sviluppa la tua vita in tutte le direzioni, opponi
alla ricchezza fittizia dei capitalisti, la ricchezza reale degli individui possessori
di intelligenza ed energia".