I disastri, che si abbattono con tanta violenza sulla
nostra terra, sono l’effetto perverso di due secoli e mezzo di sviluppo capitalistico.
Uno sviluppo basato su due fattori fondamentali: lo sfruttamento della classe operaia
e la rapina delle risorse naturali del pianeta. Si è avuta una crescita economica
senza precedenti. Le condizioni di vita, almeno in occidente, sono considerevolmente
migliorate. Il prezzo pagato, però, è stato caro. Sono aumentate le disuguaglianze
sociali e territoriali. Il divario tra livelli di povertà e ricchezze smisurate
nelle mani di pochi è diventato intollerabile. Uomini e cose sono sottomessi alla
logica alienante e disumana del massimo profitto. Questione sociale e questione
ambientale si intrecciano. La quantità di C02 emessa nell’atmosfera,\ per soddisfare
le esigenze del mercato, è sempre maggiore. Da qui il climate change. Ma sono i
paesi poveri a subirne le conseguenze più pesanti. L’acqua del mare si innalza e
invade i campi coltivati del Bangladesh, distruggendone la fertilità. Le dune del
deserto avanzano nei villaggi e nelle città delle aree subsahariane e, a causa della
siccità e della fame, si determina una forte spinta alle migrazioni di massa. I
governi dei paesi occidentali, in genere a trazione liberale, sono convinti che
una trasformazione radicale del sistema energetico avrebbe conseguenze devastanti
sull’industria dell’auto, sulla chimica e sugli altri settori da cui dipende la
ripresa economica. Il punto è proprio questo. La conversione ecologica non è compatibile
con l’idea della crescita illimitata. Il passaggio dalle fonti fossili a quelle
rinnovabili presuppone un cambiamento profondo nel modo di produzione e di consumo,
e negli stili di vita. La «transizione» non può ridursi ad escamotage per rinviare
il momento di scelte strategiche e risolutive. La sinistra sembra accomodata nel
ruolo di coscienza critica del pensiero liberal. Stenta a diventare protagonista
di un’iniziativa autonoma e di massa che ponga al centro la contraddizione insanabile
tra la logica del profitto e l’esigenza di salvaguardare il pianeta.
Il monito di Rosa Luxemburg «socialismo o barbarie» risuona
più che mai attuale.