Non si tratta di un ritorno alla
Natura, anche se i rapporti dell’uomo con la Natura si dovranno modificare
radicalmente per basarsi più sulla reciprocità che sullo sfruttamento, dato
che distruggendo la Natura si distrugge inevitabilmente la natura umana.  Non
si tratta più di dominarla quanto di stare in armonia con essa. L’esistenza
degli esseri umani non si dovrà concepire come pura attività di
appropriazione delle forze naturali, movimento, lavoro. Una società non
capitalista, vale a dire liberata dalla tecnica, non sarà una società
industriale ma nemmeno una specie di società paleolitica; dovrà conformarsi
alla quantità di tecnica che si può permettere senza squilibrarsi. Deve
eliminare tutta la tecnica che sia fonte di potere, quella che distrugge le
città, quella che isola l’individuo, quella che spopola le campagne, quella
che impedisce la comparsa di comunità, eccetera, insomma, quella che minaccia
il modo di vivere libero. Tutte le civiltà anteriori fondate
sull’agricoltura, sull’artigianato e sul commercio hanno saputo controllare e
contenere le innovazioni tecniche. La società capitalista è stata
un’eccezione storica, una stravaganza, una deviazione. Il sistema
tecnocratico produce rovine, cosa che favorisce la diffusione della critica e
rende possibile l’azione contro di esso. La questione principale sono i
principi più che i metodi. Qualsiasi modo di procedere è buono se è
necessario e serve a rendere popolari le idee, senza contribuire a
qualsivoglia capitolazione: si partecipa alle lotte per renderle migliori,
non per degenerare insieme ad esse. In assenza di un movimento sociale
organizzato, le idee sono la prima cosa, combattere per le idee è
l’importante, dato che non può nascere nessuna prospettiva da una
organizzazione in cui regni la confusione rispetto a quel che si vuole.
Tuttavia la lotta per le idee non è una lotta per l’ideologia, per avere una
buona coscienza soddisfatta. Bisogna abbandonare la zavorra delle consegne
rivoluzionarie che sono invecchiate e si sono trasformate in frasi fatte Il
compito più elementare consisterebbe nel riunire il maggior numero possibile
di gente intorno alla convinzione che il sistema deve essere distrutto e
costruito di nuovo su altre basi, e discutere il tipo di azione che più si
addice alla pratica delle idee derivate da questa convinzione. Questa pratica
deve aspirare alla presa di coscienza per lo meno di una parte considerevole
della popolazione, perché fino a quando non esisterà una coscienza
rivoluzionaria sufficientemente estesa la classe sfruttata non si potrà
ricostruire e nessuna azione di importanza storica, nessun ritorno della
lotta di classe, sarà possibile. (Miguel Amoros)
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