L’umorismo è una
profanazione perpetua, una costante provocazione del profano al sacro. Laddove
l’uomo/donna sa ridere, sparisce l’ombra degli dei.
Ridere del
dominio non basta, ma è già l’inizio di una resistenza. Introducendo il dubbio
nella sottomissione, l’ironia e il sarcasmo armano i rivoluzionari,
aggrediscono il dispotismo e l’ingiustizia, indeboliscono la servitù
volontaria. Le risate scavano in anticipo il fosso dove finiscono sepolti i
tiranni che l’intelligenza sensibile stana e che gli uomini liberi combattono.
La laicità
ideologica della borghesia rivoluzionaria ha avuto il torto di prendersi
talmente sul serio dal fare della ragione una dea.
La morte si
instaura nello spirito ogni volta che l’intelligenza sensibile dimentica la sua
capacità di ridere della tragedia; la quale del resto si trasforma sovente in
farsa dopo che il riso degli uomini ha accolto la sua prima apparizione seria.
La farsa è una
tragedia diventata ridicola. Si presenta spesso come un déjà-vu banalizzato
di cui gli uomini non riescono a disfarsi. Quando il montare del totalitarismo
non è neppure più accompagnato dal divieto formale di ridere del potere, gli
uomini della democrazia spettacolare diventano ancora più ridicoli delle loro
caricature.
I re, i preti, i
guerrieri, diventati i decisionisti, burocrati e boia nello stesso tempo,
restano sempre dei ridicoli “Pères Ubu” ai quali nemmeno il sangue versato
dalle loro mani restituisce il senso della vita. Si prendono molto sul serio,
perché sono i guardiani dell’assenza di felicità. Sono nudi nella loro
terribile armatura ed è per questo che è formalmente consigliato di non parlare
troppo del loro culo.
Durante le
tristi e ricorrenti epoche di uniformizzazione dello spirito, con la
regressione dell’essere in avere, e poi in apparire, la resistenza volontaria
della vita contro i suoi nemici si esprime già nella derisione di un mondo
intollerabile.
In un contesto
pesante, dove tutto diventa stupidamente tragico, banale, ineluttabile, lo
spettacolo integrato è oggi una farsa totalitaria organizzata.
L’umorismo
contribuisce a preservare fino all’ultimo soffio di vita la possibilità della
leggerezza. Mostrare col dito, con la penna o con la matita il ridicolo del
potere; ecco qualcosa che favorisce già la vita e apre un cammino al
rovesciamento di prospettiva.
Il potere che si
esercita sugli uomini sottomessi si indebolisce quando questi alzano la testa
con un sorriso sulle labbra. La loro muscolatura si rilassa, le loro smorfie da
credenti, da cantanti di inni patriottici e da seguaci di liturgie idiote si
disfano. La loro umanità dimenticata ritrova i sensi perduti della felicità,
sola luce che continua a guidare donne e uomini in questa effimera e
meravigliosa avventura che è la vita.