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lunedì 28 dicembre 2015

Ricordando un compagno: Luigi Assandri

Di famiglia contadina, originario dell'Acquese (basso Alessandrino) dove è nato nel 1915, era approdato all'anarchismo nel dopoguerra. Diceva di aver sentito per la prima volta nominare Bakunin, Kropotkin e il loro pensiero da un soldato russo che si era unito alla sua banda partigiana (a riprova che nemmeno sotto il tallone di Stalin le idee libertarie erano state estirpate).
A liberazione avvenuta si arruola in polizia per congedarsene dopo breve tempo. Sua era la frase: "Anche un poliziotto può diventare anarchico, ma un anarchico non può mai trasformarsi in poliziotto".
Trova lavoro alle Ferriere FIAT, la fabbrica dove vi era un consistente numero di anarchici durante il fascismo e la resistenza. Si avvicina al movimento libertario divenendone un attivissimo propagandista. In fabbrica si dedica alla lotta anarco-sindacalista diventandone un acceso sostenitore contribuendo alla rinascita dell'USI. Acerrimo avversario della CGIL, si scontra in fabbrica con l'egemonia staliniana (raccontava di essere scampato a una raffica di mitra sparatagli alle spalle all'interno di un reparto) e nel movimento con gli anarchici favorevoli all'entrismo nel sindacato ormai dominato dai comunisti, con cui entrerà in annose polemiche.
Il 68 apre una nuova stagione della vita di Luigi, numerosi giovani si avvicinano alle idee anarchiche e lui diventa un importante punto di riferimento torinese. A differenza di altri vecchi compagni, anche se con un glorioso passato ormai piegati dalle disillusioni e dall'isolamento politico in cui erano stati relegati, Luigi ama stare con i ragazzi (i masnà, come li chiamava in piemontese), partecipa alle loro iniziative, discute con loro giorno e notte, li riempie di giornali opuscoli libri, li porta a mangiare a casa sua dove la sua compagna, Adele, li colma di attenzioni e, quando sono senza quattrini, compra loro le sigarette. Non è un teorico né un intellettuale, solo un semplice operaio autodidatta dotato di una profonda conoscenza delle idee e della storia dell'anarchismo, ma riesce lo stesso ad insegnare nel senso più profondo del termine, trasmettendo dei valori e una grande determinazione nella loro difesa.
Partecipa alle attività del circolo anarchico di via Ravenna di Torino, ma la sua attività più nota è quella di propagandista portando al massimo lo spirito di pratica dell’autodidatta. Compra un ciclostile e comincia a stampare in proprio a casa sua, prima decine e poi centinaia fra opuscoli, libri, e manifesti, dedicando la questa attività e ore libere dal lavoro e quelle strappate al riposo. Comincia così a manifestare uno degli esempi di autoproduzione, coadiuvato soltanto dalla compagna Adele.
Sviluppa uno stile grafico personalissimo ed inconfondibile arrivando a collages che non hanno bisogno di didascalie. In molti abbiamo amato l’opera caotica molto nera, povera e naif di Luigi, così come abbiamo amato la grafica e l’impaginazione poverissima, severa ma felice di Franco Leggio e la sua Fiaccola espressione di una personalità più vasta di anarchico. Molti libertari ed anarchici, non solo torinesi, hanno potuto leggere l’introvabile Stirner, e non solo lui, grazie alle ristampe di Luigi degli anni ’70.
Gli opuscoli che stampa li diffonde personalmente per le strade di Torino. In tutti i cortei in città c’è Luigi, da solo, con una borsa piena zeppa, che distribuisce i suoi opuscoli anarchici.
Si lascia un po’ di tempo libero per andare a funghi, tornare alla montagna. Lo ricordo ancora la mattina presto. verso le sei e trenta, col suo zainetto sulle spalle alla stazione di Porta Nuova  che va a prendere il treno per recarsi in montagna, prendendomi in giro col suo invito ad andare con lui, sapendo che non potevo perché avevo appena iniziato il mio turno di lavoro.
In città tutti lo conoscevano e lo stimavano. Ogni occasione era buona per propagandare le idee anarchiche, non solo con la stampa ma soprattutto con la parola: se anche casualmente incontrava qualcuno disposto al dialogo, persino nemici o avversari (fascisti e comunisti) intavolava lunghe e vivaci discussioni sull'anarchia, sulle infamie del capitalismo, dei regimi dittatoriali di destra e di sinistra, della chiesa e del militarismo. Insieme ad Adele partecipava ad ogni iniziativa, manifestazione, meeting congresso o convegno in cui gli anarchici si ritrovavano, sempre carico dei suoi materiali di propaganda.
La morte di Adele, avvenuta nei primi anni Novanta, chiude la fase della sua esistenza militante, pur restando sempre anarchico sino alla fine. Cede la sua biblioteca all'Anarkiviu "Tommaso Serra", smette di diffondere i suoi opuscoletti, dedicandosi unicamente alla ritrovata passione giovanile per il ballo.
Abbiamo amato lo stile di Luigi che sapeva porgere l’anarchia con la mitezza del suo sguardo, con la parola, con lo scritto, con la grafica, ma soprattutto con la migliore e più comunicativa propaganda del fatto: la sua vita; facendo desiderare, al di là dell’opera, di vivere anche noi 10, 100, 1000 vite come la sua.
Il 22 novembre 2008 Luigi se ne è andato. Il suo corpo è stato cremato al cimitero monumentale di Torino. Ad accompagnarlo nell'ultimo viaggio diverse bandiere rossonere, portate da compagni di tutte le età.