[…]
Nostra
patria è il mondo intero
e
nostra legge è la libertà
ed
un pensiero
ribelle
in cor ci sta
[…]
Sono i versi di «Stornelli d’esilio» una
canzone scritta dall’anarchico Pietro Gori nel 1895 e diventata l’inno dell’internazionalismo
libertario. Il brano canta degli esili degli anarchici girovaghi per il mondo e
cacciati via da ogni Stato, ed in particolare i versi su citati stanno a
chiarire che per gli anarchici le frontiere non hanno ragione di esistere, che
sono state e sono la causa di conflitti, guerre sanguinose, odi razziali.
Più i popoli si dividono e si scontrano
per rivendicare lembi di terra e ricchezze
a questo o quello Stato, per affermare un nazionalismo contro un altro,
più i loro nemici dell’una e dell’altra parte si garantiscono il loro
predominio sociale.
Le frontiere sono divisioni artificiali
volute dalla società autoritarie e dagli Stati per definire possedimenti e
territori sottoposti ad una giurisdizione anziché ad un’altra. Per tale motivo
non ci sono frontiere che non sono macchiate di sangue e che non siano
risultante di guerre in cui poveri contro poveri, operai contro operai,
disoccupati contro disoccupati si sono scannati per la falsa idea di patria. La
patria sarebbe il territorio interno ad una determinata frontiera e governato
da uno stato e si distingue per la sua diversità, o presunta tale, da tutte le
altre patrie, ma dentro l’amor patrio cova sempre il fuoco dell’aggressività,
pronto ad esplodere al momento opportuno.
Il concetto di patria è connesso a
quello di superiorità e razzismo, e il patriottismo degenera regolarmente in
una forma molto pericolosa di manifestazione della propria presunta
superiorità.
Non ci sono frontiere e non ci sono
patrie senza eserciti, armamenti, preparativi quotidiani alle guerre,
investimenti di somme di denaro esagerate per potenziare gli arsenali.
Noi anarchici siamo contro le frontiere
e contro il concetto di patria, diretta emanazione degli stati e copertura
delle loro violenze.
Questo però non vuol dire che siamo per
l’uniformità di tutti i popoli della terra. In virtù dei processi storici in
cui si sono formate, delle differenti condizioni ambientali, le popolazioni
hanno assunto e continuano ad assumere caratteri differenti le une dalle altre,
e non solo per la lingua, ma anche per le abitudini, la cultura, le concezioni
del mondo stesso. Per questi motivi ha senso parlare di “matria (madre terra –
terra natia)” e non di patria; le differenze su citate, che appunto ci fanno
parlare di popoli e non di popolo della terra, rappresentano la più grande
ricchezza che la “razza umana” abbia.
Attenzione, ho detto razza umana, perché
quella umana è una sola, a dispetto di chi sostiene l’esistenza di diverse
razze e fra queste individuano le superiori e le inferiori. La razza umana è
una sola, i popoli che la compongono sono tantissimi, anche in una stessa
nazione. Ma questo è un argomento di cui parleremo in seguito.