..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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domenica 3 luglio 2016

La rivoluzione non è un pranzo di gala

Governanti, monarchi, industriali, politici, petrolieri, banchieri, benestanti, ricconi, i padroni insomma, come reagirebbero di fronte ad un tentativo di ribaltare la società che li ha ingrassati e protetti fino a quel momento? Anche davanti ad una massa sterminata di persone che decidesse di combatterli difficilmente cederebbero la loro proprietà, i loro beni, il loro potere.
Sarebbero i primi a rispondere con la violenza alla minaccia rappresentata da una massa di donne e uomini che non intende più sottostare ad alcuna autorità e che si prepara ad attuare l’espropriazione generalizzata. E come i pastori che sguinzagliano i loro cani da guardia ammaestrati per proteggere il gregge dal branco di lupi affamati, così i padroni userebbero la violenza mandando avanti i loro eserciti e le loro polizie. La paura di perdere i loro privilegi li renderebbe spietati, il fine di mantenersi in sella giustificherebbe qualsiasi mezzo. Tale giustificazione non ci sarebbe invece per la fazione opposta quando questa, per difendersi dalle violenze subite e per ripristinare la giustizia, non gli resta che attrezzarsi per rispondere alla violenza con la violenza.
Quanto più sarà diffusa la coscienza della necessità di un mondo nuovo, quanto più questa idea sarà penetrata in ogni ambito della società, tanta minore sarà la violenza che caratterizzerà il momento dello scontro, perché anche tra le file dell’esercito, della polizia, di coloro che normalmente servono il potere, ci saranno defezioni, diserzioni, cambi di fronte, al punto che il potere si troverà molto indebolito e non potrà usare a lungo la forza.
In una insurrezione c’è sempre una fase di propaganda e di diffusione delle idee in cui si misurano le forze in campo per poter verificare quanto sia vicino (o lontano) il momento con la rottura col sistema. Ogni metodo che comporti la conquista di maggiori diritti e di migliori condizioni di vita può essere adottato, a condizione che non sia in contraddizione con i fini: l’educazione, la parla scritta o parlata, lo sciopero, l’atto di disubbidienza, il gesto simbolico, il boicottagrgio, il sabotaggio, l’insurrezione, possono essere utili a rafforzare un tipo di opposizione dal basso che aiuti a prendere coscienza e a schierarsi.
Quindi il problema è convincere quante più persone possibili dell’utilità di cambiare il sistema in cui vivono, in modo da scongiurare l’esplosione di una violenza incontrollabile.
La rivoluzione non è un pranzo di gala, ci saranno momenti di repressione, allo scopo di eliminare il dissenso alla radice, con la carcerazione, la violenza, la provocazione. Non sarà insomma un percorso facile e lineare, e se si dovesse attuare e se si dovessero raggiungere i suoi scopi, bisognerà poi stare bene attenti a non compiere errori che potrebbero compromettere ogni sforzo. Tipo sottovalutare le possibilità che nuove autorità emergano e progressivamente vengano a sostituirsi alle vecchie. Tipo lasciare troppo spazio alle armi e alle vendette. Oppure affrontare determinati problemi, come quello del dissenso e del conflitto di idee, o altri più pratici (furto, appropriazioni …) legati alla fase incerta e confusa che circonda il nuovo che sta per sorgere, con mentalità e metodologie tipiche della vecchia società.