L’emergenza
sanitaria da Covid-19 ha fatto esplodere le contraddizioni di classe nelle
società capitalistiche; c’è una grande differenza tra starsene chiusi in una
villa, o in un appartamento super attrezzato, e farlo in un modesto alloggio, o
peggio in una casa fatiscente o in un monolocale da emigrati o da studenti
fuori sede. E ancora più grande è la differenza tra starsene inoperosi ma con
un reddito che ti copre benissimo e grazie al quale non ti fai mancare nulla, e
il dover, invece, essere costretti a privarsi di quelle entrate minime che
assicuravano la sopravvivenza quotidiana.
Per questo
quella che stiamo attraversando è una crisi di classe, che ancora una volta
sono le classi più deboli, subalterne, oppresse a subire e a pagare.
Il governo, per
prevenire esplosioni sociali, i cui segnali non mancano e si fanno sempre più
forti nelle periferie di città come Palermo o Napoli, e un po’ ovunque, sta
stanziando somme irrisorie al solo scopo di spegnere ribellioni sul nascere e
tirare avanti fino a che non si uscirà dall’emergenza. Contemporaneamente
accentua i controlli di polizia e blinda città, paesi e quartieri.
Noi anarchici
siamo solidali con quanti si stanno ribellando all’ordine cimiteriale del
distanziamento sociale e della segregazione per rivendicare il proprio diritto
alla vita.
Per molti
l’emergenza non finirà con la fine dei contagi; essa durerà a lungo, anzi
accentuerà i suoi caratteri di discriminazione sociale, e colpirà a fondo
interi settori della società popolati da precari, disoccupati, anziani soli,
migranti, detenuti, lavoratori a basso reddito, piccoli artigiani, che saranno
presto raggiunti da quelle fasce di popolazione che rimarranno schiacciate
dalla crisi.
Oggi dobbiamo
pensare a sopravvivere, ma anche a un domani in cui si possa tutti vivere con
dignità.
Non è più tempo
di elemosine e assistenza. È tempo che paghi chi non ha mai pagato, che i ricchi
vengano chiamati a sopportare il peso del disastro sociale che hanno contribuito
a creare e che ha fatto ingrossare i loro profitti. E’ tempo che si dia un taglio
netto alle inutili spese militari e a tutto lo sperpero di Stato in favore del profitto
privato, e vengano potenziati i servizi sociali primari per la popolazione. Con
il costo di un solo F-35 si potrebbero acquistare ben 7.113 ventilatori polmonari.
Non siamo in guerra,
come blaterano i potenti e tutti i pappagalli che li attorniano: siamo solo immersi
nelle macerie che il capitalismo ha imposto a tutti noi e ai paesi poveri.
Rivendichiamo un
reddito di vita per tutti gli esclusi, e pensioni e salari raddoppiati per chi ogni
giorno si è adoperato e si adopera per far funzionare la società. Sosteniamo la
resistenza, la protesta, il mutualismo, l’organizzazione dal basso delle lotte.
La vera guerra è
quella tra gli oppressi e gli oppressori.