Ho sognato il cielo coperto da nuvole scure di cavallette
sciamanti ovunque. Giravano impazzite sul nostro campo e poi, improvvisamente, cadevano
senza vita sulla terra, ai nostri piedi. E il cielo ritornava pulito.
Toro Seduto sogna e racconta le sue visioni. E’ un’arte
che ha appreso da piccolo e, per la precisione e la qualità del racconto, lo distingue
da ogni altro Lakota Sioux. Cavallo Pazzo lo ascolta preoccupato. Gli hanno raccontato
che migliaia di soldati blù stanno dirigendosi verso il loro campo. Messo in piedi
nei pressi del torrente Little Big Horn, nel cuore delle Black Hills: il centro
culturale, spirituale, strategico della nazione Sioux. Sono arrivati anche gli Cheyenne
e gli Arapaho. Quelli, almeno, sopravvissuti alle varie stragi perpetrate dalle
forze armate degli Stati Uniti. Come a Sand Creek, con donne e bambini fatti, letteralmente,
a pezzi dai volontari di John Chivington. O nei pressi del fiume Washita, dove il
7° cavalleria ha caricato, all’alba, fra le tende delle famiglie che dormivano;
mentre i guerrieri erano lontani, a caccia di bisonti. Una carica per massacrare,
guidata da Custer e dalla musica della banda reggimentale che suonava “Garry Owen”.
Cavallo Pazzo ascolta preoccupato e allerta tutto il campo. Le donne e gli uomini
dormiranno armati e, i più, veglieranno nella tiepida notte di prima estate.
Di nuovo Custer e il suo 7° reggimento di assassini stanno
arrivando per distruggerli. Hanno l’ordine di fare piazza pulita di ogni “selvaggio”.
Il governo americano vuole l’oro delle Colline Nere. Il capitalismo imperiale ha
fame di risorse per incrementare i profitti; di nuove ricchezze da strappare alla
terra, a ogni costo. La disciplina del progresso che sta imponendo al mondo, lo
pretende senza tregua. Il suo carburante proviene dallo sfruttamento di ogni risorsa
e dal controllo totale delle vite. Dormono e vegliano, le donne e gli uomini Lakota,
Cheyenne, Arapaho.
Aspettano l’alba e l’arrivo degli sciami di cavallette.
Il sole si alza, finalmente, sul campo a due passi dal torrente che porta acqua
fresca. Niente, però, succede e i sorrisi distendono i volti, fra i giochi dei bambini.
Si gioca e si parla e si ama, nel campo delle donne e
degli uomini, ma tutti restano vigili e armati. La prima carica si scatena alle
3 del pomeriggio del 26 giugno 1876 e, subito, si risponde e si contrattacca. Tutti
a cavallo, addosso agli assassini venuti per massacrare. Questa volta, però, non
ci sono solo vecchi, donne e bambini come a Sand Creek e a Washita; ma i migliori
combattenti delle grandi pianure.
Dopo un paio d’ore di scontri cruenti, fino al più selvaggio
corpo a corpo, Custer e la maggior parte del suo reggimento giacciano, senza vita,
al suolo.Cavallo Pazzo e Toro Seduto hanno guidato la resistenza e urlato oggi è
un buon giorno per morire. Sono vivi e le cavallette morte ai loro piedi.
Sanno che non potranno vincere, alla fine; ma, hanno
insegnato, per sempre, al loro popolo e a ogni altro essere umano, cosa fare per
affermare il diritto di vivere in dignità.
Cavallo Pazzo sarà assassinato, a colpi di baionetta,
il 5 settembre
Toro Seduto cadrà colpito dai poliziotti Lakota, venduti
ai padroni Yankees, dopo un’ultima disperata ribellione, a STANDING ROCK, il 15
settembre 1890.
A STANDING ROCK, i Lakota Soux stanno, ancora, resistendo
per impedire la costruzione, deturpante e inquinante i corsi d’acqua, dell’oleodotto
della compagnia Energy Transfer Partners; il cui tracciato prevede l’attraversamento
dei fiumi Missouri e Mississippi, così come parte del Lago Oahe, vicino alla Riserva
dei Sioux.
La protesta è stata lanciata, in primavera, da un’anziana
Sioux di Standing Rock e dai suoi nipotini; decisi a bivaccare nel percorso dell’oleodotto
a difesa della terra e del loro popolo. Durante l’estate, il movimento è cresciuto
sino a contare migliaia di persone proveniente da ogni dove degli Stati Uniti. La
repressione è stata, fin da subito, durissima, con botte e arresti indiscriminati
(oltre 200). Si risponde con improvvisi blocchi stradali e manifestazioni senza
tregua. I Lakota e tutte/i le/i solidali con loro, non indietreggiano. La lotta
per il diritto alla vita e la liberazione della Terra continua.
Il nostro cuore batte al loro fianco.