Umanesimo, va intesa in modo più largo del significato,
che le è generalmente attribuito, di ritorno, filosofico e letterario, all'antico.
Umanesimo è parola che riassume lo spirito del Rinascimento e significa, ancora
e sopratutto, il culto dell'Uomo preso come base di ogni concezione estetica, etica
e sociologica. L'umanesimo è, sostanzialmente, definito nella celebre formula di
Terenzio “Homo sum: humani nihil a me alienum puto”, ossia «Sono uomo, e penso che
niente di quel che è umano mi sia estraneo». Soltanto chi veda in ogni uomo l'uomo,
soltanto costui è umanista. L'industriale cupido che nell'operaio non vede che l'operaio,
l'economista che nel produttore non vede che il produttore, il politico che nel
cittadino non vede che l'elettore: ecco dei tipi umani che sono lontani da una concezione
umanista della vita sociale. Egualmente lontani da quella concezione sono quei rivoluzionari
che sul piano classista riproducono le generalizzazioni arbitrarie che nel campo
nazionalista hanno nome xenofobia.
Il rivoluzionario umanista è consapevole della funzione
evolutiva del proletariato, è con il proletariato perché questa classe è oppressa,
sfruttata e avvilita, ma non cade nell'ingenuità populista di attribuire al proletariato
tutte le virtù e alla borghesia tutti i vizi, e la stessa borghesia egli comprende
nel suo sogno di umana emancipazione. Pëtr Kropotkin diceva: «Lavorando ad abolire
la divisione fra padroni e schiavi, noi lavoriamo alla felicità degli uni e degli
altri, alla felicità dell'umanità». L'emancipazione sociale strappa il bambino povero
alla strada e strappa il bambino benestante alla sua vita di fiore di serra, strappa
il giovane proletario all'abbrutimento del lavoro eccessivo e strappa il giovane
signore alle oziose mollezze e alle noie corruttrici, strappa la donna del popolo
alla precoce vecchiaia e alla conigliesca fecondità e strappa la dama alle fantasticherie
ossessionanti che nell'ozio hanno il loro vivaio e sboccano nell'adulterio o nel
suicidio. Ogni classe ha una propria patologia perché ogni ambiente sociale ha propri
germi corruttori. Vittima delle mancate cure materne è il paria precocemente caduto
nella delinquenza, e vittima dell'untuoso servilismo e dei comodi eccessivi è il
figlio di papà che si crede tutto lecito: dalla seduzione della sartina allo chèque
falso. Il ladruncolo e il bancarottiere, la prostituta e la signora strangolata
dal danseur mondain non sono che aspetti di un unico male, non sono che diverse
dissonanze di un'unica disarmonia sociale.
L'umanesimo si è affermato nell'anarchismo come preoccupazione
individualista di garantire lo sviluppo delle personalità e come comprensione, nel
sogno di emancipazione sociale, di tutte le classi, di tutti i ceti, ossia di tutta
l'umanità. Tutti gli uomini hanno bisogno di essere redenti da altri e da se stessi.
Il proletariato è stato, è e sarà più che mai il fattore storico di questa universale
emancipazione. Ma lo sarà tanto più quanto meno sarà fuorviato dalla demagogia che
lo indora e ne diffida, che lo dice Dio per trattarlo da pecora, che gli pone sul
capo una corona di cartapesta e lo lusinga perfidiosamente per conservare, o per
conquistare, su di lui il dominio.
Il problema sociale, da classista, si farà problema umano.
Allora la libertà sarà in marcia e la giustizia sarà già concretata nelle sue principali
categorie. La rivoluzione sociale, classista nella sua genesi, è umanista nei suoi
processi evolutivi. Chi non capisce questa verità è un idiota. Chi la nega è un
aspirante dittatore.