..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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domenica 20 novembre 2022

20 Novembre 1969: Indiani occupano Alcatraz

Nelle prime ore di una fredda mattina autunnale una manciata di indiani sbarca sull'isola carceraria abbandonata di Alcatraz e in lettere cubitali scrive sui muri dell'ex carcere "You are on Indian Land." Il giorno successivo reclamano i propri diritti sull'isola in base al Contratto di Fort Laramie del 1868, secondo il quale gli Indiani possono reclamare per sé terreni pubblici non utilizzati. In cambio offrono al governo USA lo stesso prezzo che 300 anni fa "l'uomo bianco pagò per l'acquisto di un'isola simile" (Manhattan), e cioè 24 dollari in perline di vetro.

L'occupazione colpisce nel segno la nazione già provata dalle proteste contro la guerra e si accorge per la prima volta della disastrosa situazione degli Indiani d'America. Nel 1969 quasi il 40% dei circa 800.000 indiani è disoccupato, il 70% vive nelle bidonville e il salario annuo medio di una famiglia indiana è di circa 1.500 dollari, cioè un quarto della media nazionale. Le condizioni di vita degli Indiani d'America determinano anche la bassa aspettativa di vita di soli 46 anni, un terzo in meno rispetto alla media statunitense di 71 anni.

Secondo il movimento degli Indians of All Tribes (Indiani di tutte le tribù), Alcatraz corrispondeva alla concezione dei Bianchi di una riserva perfetta: isolata dalla civilizzazione moderna, con un'infrastruttura sanitaria insufficiente, senza alcuna risorsa naturale, senza industria e quindi con un alto tasso di disoccupazione, senza alcuna struttura adatta alla prevenzione sanitaria, senza scuole e con un terreno talmente povero da non riuscire a nutrire nessuno.

Nell'anno e mezzo di occupazione della nuova terra indiana Alcatraz, migliaia di attivisti indiani e simpatizzanti si recano sull'Isola dei Pellicani per esprimere la propria solidarietà con il movimento. Su Newsweek si legge che "Alcatraz ha significato il risveglio dell'orgoglio indiano ed è diventata simbolo della liberazione dell'uomo rosso". Alcatraz ha rafforzato la riscoperta dei valori tradizionali e la resistenza contro l'assimilazione, ha innescato un aumento dell'attivismo rosso e quindi ha dato inizio all'era del "Red Power", che durerà dal 1969 al 1978.

L'American Indian Movement (AIM), la più radicale delle organizzazioni native, si guadagna l'attenzione dei mezzi di informazione. Con le sue azioni spettacolari riesce a catturare l'attenzione dell'America bianca per la situazione misera in cui versa la popolazione nativa. L'azione di protesta pan-indiana più spettacolare, alla quale l'AIM ha partecipato in modo decisivo, è forse il "Trail of Broken Treaties" (Viaggio degli accordi disattesi): una colonna di auto formata da diverse organizzazioni indiane che attraversa l'intero continente per finire in novembre 1972 con l'occupazione non programmata dell'ufficio del BIA a Washington. Lo scopo della marcia era di ottenere misure decisive a favore degli Indiani. Quando i 500 attivisti lasciano dopo una settimana di occupazione l'ufficio del BIA, questo è completamente distrutto. Il BIA è fin dalla sua fondazione nel 1824 simbolo della sottomissione dei popoli nativi.

A fine febbraio 1973 si arriva all'occupazione di Wounded Knee, tristemente famoso per essere stato il luogo in cui nel 1890 si è compiuto l'ultimo massacro di Indiani. Durante i 71 giorni di occupazione gli attivisti dell'AIM si scontrarono con armi da fuoco con il FBI e il corpo degli US-Marshal. Nonostante gli attivisti non riuscirono a far valere le richieste di riforme, l'azione ispirò altre occupazioni. Seguirono infatti l'occupazione durata sei mesi di un ex-campeggio per ragazze vicino a Moss Lake nello stato di New York (1974), l'occupazione armata durata cinque settimane di un istituto per novizi situato vicino alla riserva Menominee nel Wisconsin (1975), gli otto giorni di occupazione di un impianto industriale nella riserva dei Navajo nel Nuovo Messico (1975) e la settimana di occupazione del carcere minorile da parte dei Puyilup nello stato di Washington (1976). L'ultimo grande evento della protesta indiana si ha nel luglio 1978, quando centinaia di Indiani di diverse nazioni arrivano a Washington dopo aver attraversato per cinque mesi tutta la nazione da est a ovest. Con la "Marcia più lunga" (Longest Walk) manifestano con successo contro tutta una serie di proposte di legge ultraconservatrici presentate nel 1978 al Congresso. Tra i vari disegni di legge figurano anche la proposta di sciogliere tutte le riserve indiane, di annullare tutti gli accordi siglati, di rafforzare l'autorità statale e federale nelle riserve e di limitare i diritti indiani alla pesca e alla caccia.

La marcia del "Longest Walk" è l'ultima manifestazione di massa indiana del "Red Power" . Senza dubbio però il movimento "Red Power" degli anni '60 e '70 ha esercitato e continua ad esercitare una fortissima influenza sull'immagine di sé dei Nativi Americani.

venerdì 18 novembre 2022

18 novembre 1943: Scioperi e Resistenza

Il 18 novembre 1943, a Torino, gli operai FIAT danno vita ad un grande sciopero che blocca totalmente gli stabilimenti. Fin da subito la fiamma della protesta operaia sorpassa il confine torinese, e divampa in tutto il Piemonte la Lombardia e la Liguria.

Dall’8 settembre dello stesso anno iniziano i grandi scioperi operai che portano ad una grande destabilizzazione del regime oramai alle strette. Le rivendicazioni degli operai, tutti antifascisti, sono tra le più importanti: la retribuzione dei periodi di interruzione forzata dal lavoro, la fine del regime militare di produzione, la possibilità di non lavorare durante i bombardamenti e l’immediata liberazione di tutti i prigionieri politici. Le risposte del regime fascista sono durissime e devastanti per la loro molteplice crudeltà. Nei soli mesi autunnali del ’43 sono più di una decina gli operai giustiziati dalla polizia politica fascista, e diversi reparti delle fabbriche torinesi vengono deportati in Germania nei campi di lavoro. Il tessuto della classe operaia torinese, nell’autunno ’43, ha ormai al suo interno strutturato quadri sia del PCI clandestino, del CLNAI, e dei comitati clandestini sindacali. L’antifascismo diventa uno delle rivendicazioni portanti degli scioperi operai, e la lotta al regime viene caratterizzata da un forte protagonismo operaio. Ciò che era partito il 2 novembre alla Breda di Milano, il 18 trova nella FIAT di Torino lo snodo fondamentale per estendere la lotta di classe al resto del Nord Italia. La determinazione degli operai torinesi che, ormai da marzo, hanno inaugurato un ciclo di lotte nuovo, senza precedenti. L’esplodere e la diffusione su tutta la classe operaia della lotta partigiana, non sarebbe stato possibile senza una presa di coscienza di forza e di prospettive degli operai. Sia nelle grandi che nelle piccole officine vengono messi in pratica i sabotaggi della produzione. E’ indicativo in questo senso una sorta di "libretto rosso del partigiano” che raccoglie le istruzioni per un sabotaggio, su larga scala e di massa, del sistema produttivo italiano. Questo manuale, curato da un gruppo partigiano romano, veniva nascosto dentro le copertine del libretto degli orari ferroviari. Dare il giusto peso di analisi alla stagione di lotte operaie nell’autunno-inverno 1943, vuol dire di riflesso considerare la Resistenza come espressione della lotta di classe.

giovedì 17 novembre 2022

17 novembre 1973: lo sgombero del Politecnico occupato ad Atene

Il 14 novembre del 1973 gli studenti del politecnico di Atene entrarono in sciopero e occuparono contro il regime fascista dei colonnelli sostenuto dagli americani.

L'occupazione seguiva di alcuni mesi (febbraio 1973) lo sciopero degli studenti di legge che avevano occupato la loro facoltà ed erano stati brutalmente sgomberati dalla polizia e dall'esercito. L'occupazione colse impreparato l'apparato repressivo del regime che non riuscì ad intervenire immediatamente anche grazie, e soprattutto, alla solidarietà che gli studenti ottennero; infatti, da subito, migliaia di lavoratori, studenti medi e universitari di altre facoltà accorsero al politecnico occupato. Durante le giornate del 14 del 15 e del 16 continuarono a susseguirsi assemblee, iniziative, venne attivata una stazione radio che trasmetteva in tutta la zona di Atene, vennero barricati gli ingressi dell'università. Il governo impose la legge marziale e sospese la fornitura di energia elettrica a tutta la città (eccetto il politecnico che era dotato di generatori di emergenza subito messi in funzione dalgli studenti). Queste prime risposte non riuscirono tuttavia a spegnere la protesta che anzi crebbe di intensità e partecipazione tanto da spingere il governo a far circondare dall'esercito Exarchia e il Politecnico in modo da fermare l'afflusso di gente. Alle 3 del mattino del 17 novembre un carro armato sfondò l'ingresso principale del politecnico facendo entrare i soldati nel cortile che trovarono gli studenti determinati a non cedere in alcun modo. All'interno dell'università la repressione fu brutale, arrivando fino a giustiziare con un colpo di pistola alla nuca uno studente, Michael Mirogiannis, di 19 anni, dopo che era stato arrestato. Contempraneamente allo sgombero, trasmesso in diretta dalla radio del politecnico, gli studenti e gli operai attacarono l'esercito nel resto della città, le barricate si moltiplicarono, in molti zone della città le forze repressive furono messe in seria difficoltà. La risposta del governo fu anche in questo caso estremamente brutale, furono 42 i morti durante lo sgombero e i successivi scontri (tra cui anche un bambino di 5 anni ucciso da un colpo di fucile di un soldato durante i rastrellamenti di un quartiere popolare di Atene) e centinaia i feriti.

mercoledì 16 novembre 2022

16 Novembre 1996 Csoa Askatasuna - L'alba

 

A volte la storia ha bisogno di una spinta...

La storia incomincia il 16 novembre del 1996, quando con un corteo studentesco autorganizzato, i compagni e le compagne autonome si staccarono da una manifestazione istituzionale per “liberare” l’ex Asilo degli Gnomi, in corso Regina Margherita 47. Occupammo uno stabile abbandonato da anni, che già precedentemente nel 1987, il Collettivo Spazi Metropolitani (che poi fondò il Csa Murazzi), occupò per un breve periodo.

Il primo striscione che mettemmo sulla facciata del centro sociale recitava "Spazi al quartiere per i bisogni collettivi" e fu quello il motto che caratterizzò la nostra attività: aprimmo il giardino al quartiere, rendendolo vivibile per tutti ed ancora oggi, in convivenza con l'asilo nido, è e rimane uno spazio verde di Borgo Vanchiglia.

Non riusciamo con facilità ad elencare i momenti più importanti che sono stati vissuti in questi anni perché ogni attimo, è stato vissuto insieme con passione, impegno e dedizione, e tutte le iniziative sono state importanti.

Non possiamo però dimenticare il 1 maggio del 1999, periodo di guerra per l'Italia, che costò la vendetta delle forze dell'ordine per aver osato disturbare una parata ignobile, nel giorno della festa dei lavoratori, dei partiti della sinistra istituzionale al governo impegnati nella guerra dei Balcani.

Non possiamo non ricordare le centinaia di compagni e compagne che hanno reso l'Askatasuna quello che è oggi, anche nei momenti più difficili, quando sembrava di stare " chiusi in una stanza come Visone e i suoi durante la Resistenza".

Sono passati diversi sindaci in questi anni, sono centinaia le richieste di sgombero, eppure l’agire politico li ha portati dove sono oggi, a testa alta, senza scendere mai a compromessi con nessuno.

Siamo partiti chissà quante volte con il furgone dell'amplificazione dall'Askatasuna per centinaia di manifestazioni: in cordone, ballando, con la gioia e con la rabbia, e siamo poi sempre ritornati alla base con qualcosa in più, con la soddisfazione di non aver mai avuto rimorsi.

Askatasuna è una parola basca, lingua di un popolo fiero, e significa libertà, e per questo uno spazio sociale non poteva avere un nome migliore.

lunedì 14 novembre 2022

14 Novembre 1969: l'autunno caldo a Bologna

 

Novembre 1969: il fermento dell’autunno caldo sta ormai attraversando l’Italia da diverse settimane, tanto nelle fabbriche quanto nelle scuole e nelle università.

A Bologna diversi istituti sono occupati e in molti altri gli studenti si stanno mobilitando per fare altrettanto; in questa situazione non mancano le prime operazioni repressive volte a contenere la diffusione del movimento: nella notte del 12 Novembre il Liceo Fermi viene violentemente sgomberato dalla polizia e due studenti vengono arrestati per violenza ed oltraggio. Per il 14 viene quindi indetta una giornata di mobilitazione per chiederne l’immediata liberazione; all’appello rispondono più di cinquemila studenti che si radunano di fronte a diverse scuole incitando i propri compagni ad impedire il regolare svolgimento delle lezioni fino a quando i due liceali non verranno rilasciati. Dopodiché, gli studenti si radunano per muoversi in corteo e raggiungono l’istituto tecnico “Pacinotti” con l’intento di occuparlo. Arrivati sul posto, però, trovano l’ingresso sbarrato dalla polizia: in breve si arriva allo scontro e il fronteggiamento con le forze dell’ordine prosegue per diverse ore con lancio di oggetti da una parte e massiccio uso di lacrimogeni dall’altra. A fine giornata i fermati sono 60, 38 studenti e 22 studentesse, che vengono interrogati e rilasciati in serata.

Nel frattempo in tutte le scuole della città si svolgono assemblee e riunioni per confrontarsi su come proseguire la mobilitazione; negli stessi giorni a Torino, Milano, Pisa e in molte altre città italiane le occupazioni di scuole e facoltà continuano ad aumentare...l’autunno caldo è appena iniziato!

venerdì 11 novembre 2022

Il fine del processo di civilizzazione

Oggi siamo tutti progressivamente privati delle nostre capacità di genere e messi di continuo alla mercé di una macchina o delle decisioni di uno specialista. In questo modo stiamo man mano perdendo l’utilizzo di funzioni vitali. Forse non ce ne rendiamo conto, ma nel mondo incivilito abbiamo perso l’uso dei piedi. Se ci togliamo le scarpe non siamo più in grado di muoverci … Forse non ce ne rendiamo conto, ma nel mondo incivilito non siamo più in grado di provvedere autonomamente alla nostra sussistenza: non riusciamo più a riconoscere una pozza d’acqua potabile da una inquinata; non riusciamo più a distinguere un fungo velenoso da uno commestibile; non siamo più in grado di proteggerci dal freddo, di difenderci da soli, di riconoscere bacche, radici e altri vegetali indispensabili al nostro nutrimento … Siamo insomma diventati dei disabili. Nel mondo incivilito siamo come dei polli in batteria: se si interrompe il flusso di mangime lo scenario è il collasso. E tanto più diventeremo dipendenti dal flusso di mangime, quanto più saremo costretti ad accettare le decisioni, le regole, gli abusi e le restrizioni di chi controlla e gestisce questo flusso. In altre parole tanto più diventeremo dipendenti dai ritrovati della tecnologia, dai diktat dell’economia, dalle astrazioni simboliche della cultura, dai processi controllati dalla Paura politica e dai principi strangolanti del Dominio, quanto più ci allontaneremo dalla capacità anche solo di immaginarlo un mondo diverso. Per farla breve il fine del processo di civilizzazione è quello di far perdere ad ogni individuo la capacità di saper disporre di se stesso.

Quello che dobbiamo sempre ricordare che un’esistenza senza catene è la sola condizione compatibile con la vita umana e della Terra; la sola condizione in cui poter godere di un’esistenza libera e gratificante insieme e non contro gli altri.  

martedì 8 novembre 2022

Ciò che si definisce Stato – Max Stirner

 

Ciò che si definisce come Stato è simile a un intreccio e una tessitura congiunta da legami e da adesioni, una proprietà comune dove tutti coloro che fanno causa comune si accomodano gli uni con gli altri, e dipendono gli uni dagli altri. Lo Stato è l'ordinamento di questa dipendenza reciproca. Tende a scomparire il re che conferisce l'autorità a tutti, dall'alto in basso, per giungere fino all'aiutante del boia, l'ordine non sarebbe perciò meno difeso contro il disordine delle forze istintive da tutti coloro che hanno il senso dell'ordine profondamente radicato nella loro coscienza. Poiché se vincesse il disordine, questa eventualità sarebbe la fine dello Stato. Ma questo sentimento ideale di adattarsi reciprocamente, di fare causa comune e di dipendere gli uni dagli altri, può forse veramente convincerci? Sotto questo punto di vista lo Stato sarebbe la realizzazione stessa dell'amore dove ciascuno esisterebbe per gli altri e vivrebbe per gli altri. Ma il senso dell'ordine non sta forse mettendo in pericolo la personalità? Non bisogna forse accontentarsi di garantire l'ordine con la forza di modo che niente e nessuno «schiacci i piedi al vicino» oppure che la truppa sia opportunamente incolonnata o schierata? Ogni cosa allora va nel migliore dei modi, nel massimo ordine ed è questo un ordine ideale, ma è lo Stato. Le nostre società e i nostri Stati esistono senza che noi li creiamo; essi si sono formati senza il nostro consenso, essi sono prestabiliti, godono di un'esistenza propria, indipendente; essi sono contro noi individualisti che viviamo  in modo irrepetibile. Il mondo d'oggi  è, come si dice, in lotta contro «lo stato di cose esistente». Tuttavia ci si inganna in genere sul significato di questa lotta, come se non  si trattasse che di cambiare  ciò che esiste attualmente con un nuovo ordine  che sarebbe migliore. È piuttosto a ogni ordine esistente, vale a dire allo Stato che la guerra dovrebbe essere dichiarata, non a uno Stato in particolare, ancora meno alla forma attuale dello Stato. L'obiettivo da raggiungere non è un altro Stato ma l'associazione, modo di associarsi sempre mutevole e rinnovato di tutto ciò che esiste. Lo Stato è presente anche senza la mia partecipazione. Io vi nasco, vi sono educato, ho verso di lui i miei doveri, io gli devo «fedeltà e omaggio». Egli mi prende sotto la sua ala protettrice e io vivo della sua grazia. L'esistenza indipendente dello Stato è il fondamento della mia mancanza d'indipendenza. La sua crescita naturale, la sua vita come organismo esigono che la mia natura non si sviluppi per me liberamente, ma che sia ritagliata sulla misura. Perché lo Stato possa espandersi naturalmente, esso mi fa passare sotto le forbici della  «cultura». L'educazione e l'istruzione ch'esso mi dà sono basate sulla sua misura e non sulla mia. Esso m'insegna per  esempio a rispettare le leggi, ad astenermi dal portare minacce alla  proprietà dello Stato (vale a dire alla proprietà privata), a venerare una maestà divina e terrestre. In una parola esso m'insegna ad essere irreprensibile, sacrificando la mia individualità sull'altare della «santità » (è santa qualsiasi cosa, per esempio la proprietà, la vita d'altri, ecc.). Tale è la qualità della cultura e dell'istruzione che lo Stato è pronto a darmi. Esso mi conduce a diventare uno «strumento utile», un «membro utile della società». Questo è ciò che deve fare ogni Stato sia esso «uno Stato popolare» assoluto o costituzionale. Esso sarà uno Stato fino a che noi saremo cascati nell'errore di credere che esso sia «un individuo» e come tale una «persona » morale, mistica o pubblica.

sabato 5 novembre 2022

5 Novembre 1605: Guy Fawkes

 


“Remember, remember

the fifth of november,

the gunpowder treason and plot.

I know of no reason

why the gunpowder treasonshould even be forgot.”

 

È la notte tra il 4 ed il 5 Novembre 1605 e “John Johnson” Guy Fawkes viene catturato negli scantinati del Palazzo del Parlamento inglese a Londra: con lui vengono trovati 36 barili di polvere da sparo. Finisce così la congiura ordita da un gruppo di cattolici anglosassoni capitanati da Robert Catesby, il cui scopo era quello di far esplodere parte del Parlamento ed assassinare Re Giacomo I, assieme al suo Governo, colpevoli della promulgazione del decreto di espulsione di gesuiti e cattolici dal Regno. Traditi da una lettera anonima, i congiurati sopravvissuti alle rispettive catture vennero processati ed impiccati il 30 ed il 31 gennaio del 1606.

Seppur fallito, questa azione divenne, col passare dei secoli, una vera e propria impresa tanto da renderne l’esecutore Guy Fawkes un eroe. Ispirato da tale vicenda Alan Moore, autore e fumettista inglese, realizzò il suo Graphic Novel “V per Vendetta” (dal quale venne tratto un film nel 2005 diretto da James McTeigue dal quale Moore si dissociò totalmente dalla produzione), il cui protagonista porta una maschera raffigurante il volto Fowkes. Di quella notte ormai è rimasta solo una filastrocca, cantata dai bambini per le strade di Londra, la mattina del 5 di novembre in ricordo di un’impresa che, indipendentemente dai reali scopi, andava comunque ricordata.

 

venerdì 4 novembre 2022

Disertare le guerre

In Russia e in Ucraina c’è chi rifiuta la guerra e il militarismo, chi getta la divisa perché non vuole uccidere e non vuole morire per spostare il confine di uno Stato.

Ogni anno il 4 novembre, nell’anniversario della “vittoria”, in Italia si festeggiano le forze armate, si festeggia un immane massacro: 16 milioni di morti. Sul solo fronte nord est della penisola ci furono 600.000 morti.

Durante la prima guerra mondiale, su tutti i fronti, tanti disertarono pur sapendo che la loro vita sarebbe finita davanti ad un plotone di esecuzione. Anche allora, in tanti, su tutti i fronti, gettarono la loro divisa perché non volevano uccidere quelli che i loro superiori chiamavano "nemici". Tanti allora, come oggi, avevano capito che i loro veri nemici erano chi li avevano mandati in trincea a combattere e ad uccidere.

Dalle trincee della grande guerra sino alla Russia e all’Ucraina c’è chi rifiuta la guerra e il militarismo, c’è chi getta la divisa perché non vuole uccidere e non vuole morire per spostare il confine di uno Stato.

In memoria dei disertori e dei senzapatria di allora, in solidarietà a chi oggi rifiuta l’arruolamento in Russia come in Ucraina, oggi è una giornata di lotta per la cancellazione di tutte le frontiere, per l’accoglienza di chi fugge l’arruolamento forzato, per il ritiro delle missioni militari all’estero.

Sosteniamo chi si oppone alla guerra in Russia e in Ucraina! Sosteniamo chi si oppone a tutte le guerre! Apriamo le frontiere ad obiettori e disertori! Facciamo diventare il 4 novembre la "Giornata dei disertori".

Né con l'Ucraina né con la Russia,

ma con il popolo ucraino e con il popolo russo!

Contro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!




giovedì 3 novembre 2022

3 novembre 1917: Alessandro Ruffini il soldato fucilato per un sigaro

3 novembre 1917: Alessandro Ruffini il soldato fucilato per un sigaro.

A dare l'ordine di fucilazione del giovane soldato Alessandro Ruffini fu il generale Graziani che rivendicò in seguito il gesto come esemplare per ottenere l'obbedienza dell'esercito allo sbando dopo Caporetto.
Manca un anno all’armistizio di Villa Giusti, la cui entrata in vigore, il 4 novembre 1918, segnerà la vittoria italiana nella Prima Guerra Mondiale; in quel 3 novembre 1917 la vittoria appare però molto lontana e le truppe italiane, esauste, sono in ritirata dopo la pesante sconfitta di Caporetto. Il ventiquattrenne Alessandro Ruffini è in marcia con la 10a Batteria del 34° Reggimento Artiglieria, proveniente dall’Isontino e diretto a Padova. Il battaglione sfila nella piazza di un piccolo paese del padovano, Noventa, salutando militarmente il Tenente generale Andrea Graziani che al passaggio dei soldati sente qualcuno esclamare: «Levati il sigaro!».

Gli occhi del generale si posano su un giovane che stringe trai denti un mozzicone di sigaro. Graziani gli si pone di fronte e lo colpisce con un bastone inveendo. Alla scena assiste una piccola folla di abitanti del paese e uno di loro interviene, dicendo che non gli sembra il modo di trattare un soldato italiano, ma il generale risponde che lui dei suoi soldati ne fa quello che vuole e ordina l’immediata fucilazione di Alessandro Ruffini. A rendere di pubblico dominio l’accaduto saranno le testimonianze degli atterriti abitanti di Noventa, presenti alla brutale esecuzione, insieme alle parole riportate dal parroco sul registro parrocchiale: «Ruffini Alessandro, figlio di Giacomo e di Bertoli Nazzarena, nato il 29 Gennaio 1893 nella Parrocchia di Castelfidardo, di condizione militare della 10a Batteria 34° Reg.to Artiglieria da campagna, morì il 3 Novembre 1917 alle ore 4 pom. per ordine del Generale Graziani fucilato alla schiena. Ricevette l’Assoluzione e l’O.S.. La sua salma dopo le esequie fu tumulata nel Cimitero Comunale».

Nel 1919, Graziani rivendicherà la sua decisione asserendo che quel sigaro «piantato attraverso la bocca» e la «faccia di scherno» dell’artigliere lo avevano convinto che occorresse «dar subito un esempio terribile, atto a persuadere tutti i duecentomila sbandati che da quel momento vi era una forza superiore alla loro anarchia, che li avrebbe piegati all’obbedienza».

A Noventa Padovana, sul muro della casa dove Ruffini fu fucilato di spalle, è stata posta una targa in suo ricordo.