..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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sabato 11 maggio 2013

Incazzati a tempo indeterminato

Siamo stati posteggiati perennemente davanti alla televisione da genitori che seguivano i dettami del consuma, produci e crepa. Siamo stati severamente addestrati nelle nostre “case del mulino bianco” a carpire i segreti della vita trasmessici con regolare amore dai telefilm. Nelle galere scolastiche ci hanno forgiato alla patriottica ubbidienza, infondendoci la capacità di cavarcela da soli nel diventare abili incapaci, con un pesante bagaglio di esperienze e nozioni inutili. Oggi abbiamo circa trent’anni e dopo il periodo dei grandi inganni ci ritroviamo bruscamente a cercare una collocazione in questa insulsa catena di montaggio. È un lontano ricordo il tempo dei concorsi e degli affollati carrozzoni che davano magicamente un posto senz’altra contropartita che rinunciare alla propria emancipazione. Essere oggi nel pieno delle facoltà ed accorgersi amaramente che si è troppo cresciuti ed ancora troppo giovani e poco qualificati o forse, semplicemente, troppo umani per trovare uno straccio di “lavoro”. Venire castrati senza accorgersene anche della prospettiva di potere, un giorno o l’altro, mandare avanti una qualche specie di famiglia. Scoprirsi incapaci di conquistare quel minimo di dignitosa autonomia da quel nucleo famigliare che attende da noi con tanta altruistica apprensione. Che commozione sarebbe per loro vedere il caro “bamboccione” aprire le ali della rassegnazione e spiccare il volo, per finire dritto nelle fauci di qualche mostruosa azienda, e lasciarsi masticare dalle tasse, dagli affitti e dalle rate di un bel mutuo. Se vogliamo cercarlo bene alla fin fine, qual­che lavoro lo si trova, se saremo disposti a fare da badanti agli anziani. Nell’Italia di oggi questa è diventata la vera ricchezza da cui poter derivare un “reddito di sudditanza”, da spremere direttamente dai cateteri della terza età, per battezzare col piscio il nostra imminente ritorno a una condizione di terzo stato. Specie in Sicilia vorrebbero costringerci a farci ambire al massimo di impiegare l’importante potenziale creativo dei nostri talenti solo per pulire il culo di “anziani telespettatori”. Ovvero quella intera generazione che si è lasciata rincoglionire dalla televisione, mandando pure alla malora tutte le conquiste sociali del passato. Avrebbero potuto leggere qualche libro in più oppure avrebbero potuto battersi da partigiani con le armi alla mano contro la prima, la seconda o la terza repubblica, ed arricchire veramente così il loro prestigioso curriculum carcerario. Forse, se avessero fatto questo magari, quando ci si riuniva a tavola, qualche racconto in più, di vita vera e interessante, l’avremmo potuto sentire e ci ritroveremmo in un paese migliore. Se non si fossero risparmiati così tanto politicamente e annullati umanamente, sicuramente potremmo essere in grado di fare qualcosa di meglio e di più utile che pulire il culo a chi ci ha garantito questo ragguardevole futuro di merda. Di certo non possiamo permetterci il loro stesso errore perché per noi sarà molto meglio rischiare seriamente di morire su una barricata, piuttosto che andare a testa bassa incontro ad una vecchiaia che non è ormai assolutamente più garantita da alcun provvidenziale sistema previdenziale, in cui il culo saremmo costretti a salvarcelo e a pulircelo da soli.

Alessio Giannetto