La rivoluzione non sarà anarchica, se come è purtroppo il caso, le masse non saranno anarchiche. Ma noi siamo anarchici, dobbiamo restare anarchici ed agire come anarchici, prima, durante e dopo della rivoluzione.
Senza gli
anarchici, senza l’opera degli anarchici, se gli anarchici aderissero ad una
qualsiasi forma di governo e ad una qualsiasi costituzione cosiddetta di
transizione, la prossima rivoluzione invece di segnare un progresso della
libertà e della giustizia ed un avviamento verso la liberazione integrale
dell’umanità, darebbe luogo a nuove forme di oppressione e di sfruttamento
forse peggiori delle attuali, o nella migliore ipotesi non produrrebbe che un
miglioramento superficiale, in gran parte illusorio e completamente
sproporzionato allo sforzo, ai sacrifici, ai dolori di una rivoluzione, quale
quella che si annunzia per un avvenire più o meno prossimo.
Nostro compito
dopo aver concorso ad abbattere il regime attuale è quello di impedire, o
cercare d’impedire, che si costituisca un nuovo governo; o non riuscendovi,
lottare almeno perché il nuovo governo non sia unico, non accentri nelle sue
mani tutto il potere sociale, resti debole e vacillante, non riesca a disporre
di sufficiente forza militare e finanziaria, e sia riconosciuto ed ubbidito il
meno possibile.
(Errico Malatesta, su “Umanità Nova”, 14-10-1922)