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lunedì 24 gennaio 2022

Vera Zasulic spara

Il generale Trepov aveva fatto frustare a sangue un uomo perché non si era tolto il berretto davanti a lui.

Vera Zasulic, “l’angelo della vendetta”, 24 Gennaio 1878, il gli sparò a bruciapelo.

Il generale Trepov, governatore di San Pietroburgo, era noto ai suoi contemporanei per la violenza con cui reprimeva ogni minimo segnale di insubordinazione.

Nel 1877 era diventato per volere dello Zar governatore di Pietroburgo e in questa veste in luglio si era recato a visitare il carcere di detenzione preventiva. Qui si trovava Aleksey Bogoljubov, dissidente politico incarcerato per aver preso parte ad una manifestazione antigovernativa. I due si incrociarono nel cortile della struttura e il prigioniero nel salutare il generale non si tolse il berretto dal capo. Trepov allora gli andò incontro e gli strappò il copricapo, poi ordinò che venisse vergato con violenza.

Il detenuto fu frustato selvaggiamente tanto da uscire profondamente segnato - anche a livello mentale - dall’esperienza.

La vicenda suscitò un certo clamore in Russia poiché dimostrò che le tiepide riforme di Alessandro II in tema di giustizia non avevano certo modificato lo strapotere degli apparati repressivi sulla popolazione. Trepov ricevette l’appoggio di Khostanti Pahlen, ministro della giustizia, ed in breve tempo il caso si smontò.

Ma c’era qualcuno che non era affatto disposto a dimenicare.

Un giovane donna di nome Vera Zasulic.

Già conosciuta dalla polizia zarista per aver frequentato ambienti nichilisti e aver partecipato ad attività antigovernative, era stata in passato arrestata e deportata. Tornata in libertà nel 1873, aveva continuato la sua attività rivoluzionaria fino a quando aveva appreso la notizia della fustigazione.

Decise allora di vendicare Bogoljubov. Vera sapeva che Trepov era solito ricevere dei postulanti di tanto in tanto. Nel gennaio del 1878 riuscì ad inserirsi in uno di questi gruppi. Quando finalmente fu al cospetto del governatore gli fornì un documento falso da esaminare e poi, estratta la pistola che teneva nascosta sotto la mantellina, gli sparò ad un fianco a distanza ravvicinata.

La giovane venne subito arrestata mentre Trepov sopravvisse all’attentato.

In sede processuale Vera affermò che era stata costretta ad agire in quel modo perché in Russia non c’era altra possibilità per aver giustizia delle violenze che le persone comuni subivano. Incredibilmente nel marzo del 1878 la Zasulic venne assolta e rimessa in libertà. Probabilmente a pesare sulla sentenza vi fu la convinzione, espressa anche da ambienti governativi, che una condanna avrebbe scatenato disordini e rimesso in moto una campagna contro Trepov e contro il sistema repressivo russo.

Vera espatriò in Svizzera e, da esule, fu tra i fondatori della prima organizzazione socialdemocratica russa.