Contro la "festa della
vittoria" che ricorda la guerra di aggressione dell'Italia contro
l'Austria.
Contro un massacro che costò 260.000
morti italiani durante la guerra e più di 4.000 soldati italiani fucilati dai
tribunali militari italiani o da precessi sommari.
Contro una cultura distruttiva che diede
vita non solo agli orrori della Prima guerra mondiale ma anche a quelli
dell'espansione coloniale in Libia e nel Corno d'Africa, che spianò la
strada al Fascismo e ci gettò nella Seconda guerra mondiale.
Contra la cultura della guerra, che la
nostra Costituzione rifiuta come "strumento di offesa alla libertà degli
altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali" (art.11).
Per liberarci dalle scorie nazionaliste
e identitarie che dividono i popoli e le persone e li fanno concorrenti e
avversari.
Per far crescere una cultura di pace che
scelga la convivenza e il dialogo e non debba più "commemorare"
l'aggressività e la violenza.