Con il termine squat s'intende quell'azione volta ad
occupare una proprietà pubblica o privata. Gli occupanti o squatters,
compiono queste azioni per due ragioni principali: motivazioni economiche e/o
politiche.
Il termine squatter - squatter (sku̯å′të) s. ingl. [der. di (to) squat
«accovacciarsi» (a sua volta dal fr. ant. esquater «comprimere»), poi
«occupare senza averne diritto»] - nel XIX secolo indicava i coloni inglesi che
occupavano i territorî liberi dell'Australia senza averne titolo legale.
Le
occupazioni di proprietà pubbliche e private si sono susseguite nel corso di
tutta la storia dell’umanità. É quindi ben difficile stabilire con precisione
il momento della nascita del movimento degli squatters.
§
In Italia le
prime occupazioni dei cosiddetti CSOA (Centro Sociale Occupato
Autogestito) nascono negli "anni '70", i primi a Milano, con lo scopo
di contrastare l'alienazione della vita metropolitana, di promuovere
informazione alternativa e controcultura e di sganciarsi dalle restrizioni dei partiti
istituzionali.
Un momento drammatico della storia degli
squat italiani si è verificato nel marzo del 1998, quando vengono
arrestati a Torino tre squatters, Edoardo Massari, Maria Soledad Rosas e
Silvano Pelissero, tutti accusati di ecoterrorismo. Dopo il suicidio di
"Baleno" (soprannome di Edoardo Massari) e Soledad, Silvano Pelissero
viene assolto dalle accuse, rivelatesi infondate, di appartenenza al
fantomatico gruppo terroristico dei "Lupi Grigi".
§
In Francia,
le prime tracce degli squatters risalgono alla Parigi del 1912, quando
l’anarchico Georges Cochon e alcuni operai tappezzieri costituirono l’Unione
Sindacale dei Locatieri. La stampa libertaria e les chansonniers (Charles
d'Avray, Montéhus...) esaltarono le loro azioni che gli portarono ad occupare
hotels, negozi, case e vari luoghi insoliti (la camera dei deputati, caserme,
prefetture), divenendo molto conosciuti anche grazie ad un opuscolo pubblicato
in «l'Humanité» tra il 17 novembre 1935 e il 17 gennaio 1936.
§
In Australia
il termine squatters nasce in riferimento agli agricoltori che, pur non
avendo alcun diritto legale, nel XIX secolo occupavano le pubbliche terre. Dal
1824 queste occupazioni sono state via via regolamentate, molte volte senza
alcun successo. Purtroppo spesso questi "occupatori" si sono
trasformati in grandi proprietari terrieri o in usurpatori dei territori degli
aborigeni.
§
In Brasile,
le occupazioni sono sempre state una necessità delle comunità più povere,
obbligate ad "arrangiarsi" per trovare un tetto sotto cui riparsi. Le
Comunità squatters brasiliane non sono altro che quelle che vengono chiamate favelas
(es. la favela di Rocinha, Rio de Janeiro, è abitata da circa 500.000 persone,
ma in tutto il Brasile si contano circa 25 milioni di persone che vivono nelle
favelas). A San Paolo esiste un movimento, l’MSATC, che si prefigge lo scopo di
agevolare le occupazioni di massa di case e di edifici abbandonati, utilizzando
tutti i mezzi possibili (si avvalgono della collaborazione di avvocati che
difendono gli occupanti sulla base della costituzione brasiliana che
garantirebbe un tetto a ogni cittadino) per impedire lo sgombero. Esistono
anche squatters rurali, come il movimento dei Sem-terra, fortemente osteggiato
dalle autorità e dai capitalisti fondiari, che contano approssimativamente 1.5
milione di membri.
L’occupazione e l’autogestione di spazi pubblici (stabili abbandonati, ex
fabbriche, ville, case sfitte, ecc.) sono giustificati dalla necessità di
liberare degli spazi dall’influenza delle istituzioni e dei partiti. Le occupazioni
si sono susseguite in varie città d'Italia, senza scopo di lucro, senza fini
commerciali, senza mire partitiche, fino a diventare luoghi di abitazione di
alcuni.
Nella quasi totalità dei casi gli
occupanti sono impegnati nelle lotte dell'estrema sinistra, della sinistra
extra-parlamentare e naturalmente degli anarchici. Sviluppano talvolta progetti
legati anche alla diffusione di materiale ed informazioni anarchiche, sganciati
però dalle logiche del profitto capitalistico. Gli infoshop sono un classico
esempio di questi progetti.
Per riferirsi alle case occupate dagli
anarchici spesso si usa la dicitura squat (e squatters per gli
"occupanti"), preferita per differenziarsi dalla pratica degli altri
centri sociali e per spiegare meglio il genere di lotta specifica che si porta
avanti. È il sito web Tuttosquat che spiega il perché di questa scelta:
«Meglio la dicitura squatter anarchici... Abbiamo preso in
considerazione il fatto che il termine squat viene usato in tutto l’occidente
per indicare gli occupanti di case, dalla Francia, alla Svizzera,
all’Inghilterra, alla Germania, agli Stati Uniti, all’Est. Non è una
dissertazione sulle etichette ma il nostro modo di vedere le manipolazioni
mediatiche rispetto ad un nome e alla dignità della pratica complessiva delle
case occupate che investe più globalmente l’autogestione della vita e chiede la
sovversione dell’esistente».