Io sono la Comune. La moltitudine dei senza nome. Il
fuoco che sprigiona un tempo nuovo. La festa di ciò che diviene. La felicità di
ciascuno e di tutti.
Io sono la Comune, il tempo che rinasce e divampa,
il tempo che si riproduce per scissione, a due a due come le ciliege, in una
catena infinita e senza centro.
Io sono la Comune, e dunque non sono Io, ma la
disseminazione dei corpi e delle anime confusi in un grappolo di suoni senza
fine.
Io sono la Comune, che non può morire, e danza.
Parigi, sono le tre del mattino, alcuni reggimenti
dell'esercito regolare e distaccamenti della polizia, al comando del generale
Lacomte, s’inerpicano silenziosi per i viottoli di Montmartre allo scopo di
impadronirsi dei cannoni della Guardia Nazionale.
L'operazione fila liscia fino alle prime luci del
mattino, ma verso le 7, mentre i soldati di Lacomte aspettano i traini per
sgombrare i pesanti cannoni, ecco che le campane di Montmartre, di Belleville,
del Faubourg du Temple suonano a stormo per dare l'allarme.
Una marea di operai e di artigiani in blusa da lavoro, di donne, di ragazzini, si insinua tra le file dei reggimenti e le scompiglia; Lacomte ordina di far fuoco ma i soldati, dopo un attimo di esitazione, levano in alto i fucili e fraternizzano con i popolani. Si ode Lacomte gridare ai soldati: “Massa di vigliacchi! Rifiutate di battervi!”, poi gli stessi soldati, aizzati dalla folla, circondano il loro generale e lo portano a forza sino al cortile dell'edificio dove ha sede il Comitato Centrale della Guardia Nazionale, in rue des Rosies.
È il 18 marzo del 1871, nasce la Comune di Parigi.
Il diritto uguale di tutti ai beni e alle gioie di
questo mondo, la distruzione di ogni autorità, la negazione di ogni freno
morale, ecco, se si scende alla radice delle cose, la ragion d’essere
dell’insurrezione del 18 marzo.
"Parigi operaia, con la sua Comune, sarà celebrata in eterno come l'araldo glorioso di una nuova società. I suoi martiri hanno per urna il grande cuore della classe operaia. I suoi sterminatori, la storia li ha già inchiodati a quella gogna eterna dalla quale non riusciranno a riscattarli tutte le preghiere dei loro preti".