Dall'agosto 1919 si
erano andati organizzando delle fabbriche di Torino i "Consigli di Fabbrica"
che riuniscono tutti i commissari di reparto eletti dagli operai, già ad
ottobre i consigli rappresentano più di 30.000 operai.
L'affermarsi di
questi nuovi organismi di potere nelle fabbriche trova la netta opposizione
degli industriali con la connivenza del partito socialista che riesce a
mantenere all'oscuro i militanti del resto d'Italia di cosa stava accadendo a
Torino.
Gli industriali
ponevano la questione in termini di forza sostenendo che in officina non
potevano coesistere due poteri e che quindi i consigli di fabbrica andavano
sciolti. La scintilla della lotta fu l'applicazione dell'ora legale alle
industrie metallurgiche a cui la commissione interna si oppose; l'operaio che
aveva spostato di nuovo le lancette dell'orologio venne licenziato e la
commissione interna multata, intanto alle Acciaierie FIAT la Direzione
dichiarava ineleggibile la commissione interna, gli operai rispondevano con lo
sciopero e la direzione con la serrata del 20 marzo.
Il 28 marzo la lotta
si estese a tutta la città e la polizia occupò militarmente tutte le medie e
grosse fabbriche torinesi, intanto carabinieri e guardie regie iniziarono ad
affluire in città piazzando anche batterie di artiglieria sulle colline puntate
su Torino.
Lo sciopero prosegui
fino al 9 aprile, giorno in cui gli operi si resero disponibili ad accettare le
proposte del prefetto, ma gli industriali non erano disponibili a patteggiare
sul potere all'interno delle fabbriche. La camera del lavoro proclamò lo
sciopero generale in città e provincia che per undici giorni rimasero
totalmente paralizzate. Ci furono numerosi scontri tra polizia e operai e la
camera del lavoro venne circondata e isolata dai poliziotti.
La battaglia poteva
essere vinta solo se il movimento si fosse esteso a tutta l'Italia, cosa che
non avvenne a causa dell'atteggiamento revisionista e collaborazionista del
partito socialista e della confederazione del lavoro. Il lavoro riprende il 24
aprile.
L'ultimo bollettino
del comitato dello sciopero annunciava: "I commissari di reparto, rilevata
la mancata estensione del movimento per il controllo operaio a tutta Italia,
riconosce che gli industriali, sostenuti dalla forza armata della borghesia,
hanno ancora una volta imposto la loro volontà... Questa battaglia è finita, la
guerra continua".