La rivoluzione non è più nel
rifiuto della sopravvivenza, ma in un godimento di sé che tutto congiura ad interdire,
a cominciare dai sostenitori del rifiuto. Contro la spettacolarizzazione del corpo
e dei desideri, la sola arma alla portata di tutti è il piacere senza riserve e
senza contropartita.
L’emancipazione non ha peggior
nemico di chi pretende di cambiare la società e non smette di dissimulare, esorcizzandolo,
il vecchio mondo che si porta dentro. Procuratori della rivoluzione, sniffatori
di radicalità, bottegai del merito e del demerito, questi sono gli avversari corazzati
di nevrosi contro cui va a urtare, con incredibile violenza, tutto quello che comincia
a muoversi al ritmo di una vita senza coercizioni.
Vivere controcorrente la vita,
questa è la norma. Pertanto il rovesciamento di prospettiva si opera sotto ai nostri
occhi, scombussolando gli architetti dell’inversione. Esso segna la fine dell’era
economica alla soglia dell’autogestione generalizzata. Tiene occupato il cuore di
tutti e sta al centro delle condizioni storiche. Fonda sulla gratuità dei godimenti
il sabotaggio del circuito mercantile che paralizza i muscoli e spezza i nervi per
inibire il desiderio in nome del lavoro, del dovere, della costrizione, dello scambio,
del senso di colpa, del controllo intellettuale, della volontà di potenza. In esso,
ciò che uccide con le migliori delle ragioni, si separa da quello che spinge a vivere
senza ragioni. In esso, il rifiuto della sopravvivenza è vinto dall’affermazione
della vita insaziabile.