L'anarchia è l'utopia
per antonomasia, un sogno meraviglioso, la visione di un futuro in cui l'umanità
è unita e solidale, senza guerre, confini, violenza, povertà, costrizioni o coercizioni.
Noi anarchici
abbiamo una fiducia sconfinata nell'essere umano, crediamo che un giorno, comunque
vada, il nostro sogno si realizzerà e gli uomini saranno liberi e fratelli.
E sarà un mondo dove
tutto sarà di tutti e nessuno potrà arrogarsi il diritto di recintare un pezzo di
terra e dire "Questo è mio!", semplicemente perché non si può possedere
qualcosa che non appartiene a nessuno o che appartiene a tutti.
Un mondo dove il
denaro, come lo concepiamo adesso, non esisterà e nessuno potrà possedere più di
ciò che gli è necessario, se altri nello stesso tempo non avranno di che sfamarsi.
Dove i confini non esisteranno e ognuno sarà libero di andare dove desidera. Dove
l'uomo sarà libero di fare ciò che vuole e nessuno verrà discriminato né per motivi
razziali, né per le sue preferenze sessuali, né per nessun altro motivo. E al
contrario di quelli che dicono che la libertà del singolo finisce dove inizia la
libertà degli altri, noi affermiamo che la libertà del singolo continua con la
libertà degli altri.
Sarà un mondo dove
le religioni non esisteranno perché servono solo a dividere l'umanità, creare guerre
ed essere sfruttate dal Potere per i suoi fini.
II Potere è il nemico
di noi anarchici, che sia Stato o Chiesa, il Potere è la negazione della libertà,
e non importa che sia democratico o monarchico, dittatoriale o socialista.
Le decisioni che
esso prende vengono imposte con la violenza, tramite propaganda, esercito,
polizia, forze di pubblica sicurezza, anche a chi non è d'accordo. Proprio
questo è il punto: dallo Stato non è possibile uscire ed è questo quello che
vogliamo noi anarchici. Semplicemente uscire.
Non vogliamo
imporre un nuovo modello statale per sostituire quelli attuali, come ad esempio
i socialisti, ma solo avere la libertà di applicare il sistema sociale che
preferiamo, per noi stessi e per le persone che vogliono parteciparvi. Perché
l'uomo dovrebbe essere libero di associarsi come meglio crede. Se qualcuno
desidera vivere sotto una monarchia deve poterlo fare, l'importante è che non
cerchi di imporlo agli altri.
Su questi
presupposti quasi tutte le correnti del pensiero anarchico sono d'accordo. È la
seguente questione a dividerle: come ottenere la libertà.
Secondo gran
parte di noi anarchici l'unico modo è la rivoluzione, e la rivoluzione trascina
quasi sempre con sé la violenza, ma una violenza momentanea, che dovrebbe
servire solo a distruggere le fondamenta dello Stato per poter liberare tutti.
Una volta abbattute queste, la violenza diverrà inutile.
In particolare dalla seconda metà dell'Ottocento fino alla prima metà del Novecento alcuni anarchici hanno compiuto attentati, ucciso monarchi, primi ministri, governanti vari, nella speranza che il caos conseguente avrebbe dato il via alla rivoluzione. Veniva chiamata «propaganda col fatto».
Altri anarchici
hanno invece sempre disprezzato la violenza, considerata prerogativa del
Potere, e per combatterlo non si deve finire per assomigliargli, quindi l'unico
modo per arrivare alla rivoluzione è la parola. Spiegare alle persone come lo
Stato, per quanto democratico, imponga con la forza le sue decisioni, e
spiegare perché il sistema sociale comunista (ovviamente non in senso sovietico
o cinese), o comunque la libertà di aderire al sistema che si preferisce, siano
infinitamente migliori di ciò che abbiamo ora. Una volta che le persone avranno
capito, la rivoluzione verrà da sé, pacificamente. Per questo diventano fondamentali
l'istruzione, la lettura, la cultura. Ma è un processo lungo, che potrebbe
richiedere secoli o addirittura millenni.
Altri ancora,
gli individualisti, tendono invece a cercare la libertà per se stessi prima di
tutto, anche con la violenza. Alcuni di loro si allontaneranno il più possibile
dalla civiltà rifugiandosi sulle montagne o nei boschi. Altri smetteranno di
collaborare, di pagare le tasse, di seguire i mezzi di comunicazione. Perché la
rivoluzione inizia dall'atto individuale.
Per quanto sembri
irrealizzabile, l'ideale anarchico è il più puro, e, al contrario di quello che
se ne dice, anche il meno violento. Noi anarchici non desideriamo imporre nulla
a nessuno, solo non vogliamo che niente venga noi imposto. La violenza, anche
per chi crede possa essere un mezzo necessario, è solo un male passeggero, una
necessità contingente che sparirà non appena conquistata la libertà. Lo stesso
non si può dire dello Stato, che impone le sue leggi con la violenza, che
dichiara guerre, compie stragi, imprigiona persone. Nemmeno si può dire delle
religioni, che impongono le proprie regole morali, si combattono fra loro e
tentano di influenzare le istituzioni laiche perché obblighino anche chi non
crede a rispettare i loro precetti.
A questo punto sorge spontanea una domanda: chi sono i veri violenti? Ogni lettore giudichi pure, in libertⒶ!