Nella nostra
epoca, le questioni di sopravvivenza si pongono unicamente alla condizione
preliminare di non essere mai risolte; al contrario, i problemi della storia da
vivere si pongono chiaramente attraverso il progetto dei consigli operai,
insieme come positività e come negatività: in altre parole, come elemento di
base di una società unitaria industriale e passionale, e come anti-Stato.
Poiché non
esercitano alcun potere separato dalle decisioni dei loro membri, i consigli
non tollerano altro potere che il loro stesso. Il fatto di incoraggiare
dovunque le manifestazioni di anti-Stato non può quindi essere confuso con la
creazione anticipata di consigli, che in tal caso sarebbero privi di potere
assoluto sulle zone che investono, separate dalla autogestione generalizzata,
necessariamente vuoti di contenuto e pronti a riempirsi di ogni tipo di
ideologia. Le sole forze lucide che oggi siano in grado di rispondere alla
storia fatta con la storia da fare
saranno le organizzazioni rivoluzionarie che svilupperanno nel progetto
dei consigli una eguale coscienza e della avversario da combattere, e dagli
alleati da sostenere. Un aspetto importante di questa lotta si annuncia sotto i
nostri occhi con l'apparizione di un doppio potere. Nelle fabbriche, negli
uffici, nelle strade, nelle case, nelle caserme, nelle scuole, prende forma una
realtà nuova il disprezzo dei capi, sotto qualunque nome e con qualsiasi
atteggiamento essi abbiano. Bisogna ormai che questo disprezzo arrivi al suo
risultato logico dimostrando, attraverso l'iniziativa concertata dei
lavoratori, che i dirigenti non sono solo disprezzabili, che sono inutili, che
si può, dal loro stesso punto di vista, liquidarli impunemente.
da “Internazionale Situazionista” n° 12