Dal 1848 circa ad oggi, tutte le caste che hanno
gestito i popoli e l'amministrazione degli Stati, hanno inserito tra i loro
obiettivi l'insabbiamento sistematico delle informazioni che riguardano le idee
anarchiche e le loro esperienze. In sostanza, tutti gli Stati impediscono agli
anarchici di dimostrare liberamente che l'autogestione e la cooperazione sono
realizzabili e perfettamente aderenti alle esigenze umane.
Là dove nasce e prospera un'autogestione, lo Stato
interviene per distruggerla in tre modi:
1) con la censura
2) con la criminalizzazione
3) con la forza
Ciò non impedisce alle realtà anarchiche di
esistere. Di fatto, solo in Italia, e senza rifarci agli esempi storici, una
trentina di comunità più o meno grandi vivono in autogestione e in
cooperazione, senza perciò nessun capo e nessun sottoposto, nessun sindaco e
nessuna polizia, nessuna gerarchia e nessun tutore della legge. Per
conseguenza, in queste comunità non
esistono reati. Il modello della comunità autogestita è una realtà che dimostra
energicamente;
1) che il sistema gerarchico statale e le sue leggi
producono ingiustizie e crimini.
2) che l'essere umano è in grado di autogestirsi
senza bisogno di delegare.
3) che la politica anarchica non è un'utopia.
4) che l'anarchia non è caos e violenza.
5) che in una comunità libera esistono regole, non
scritte, mutevoli a seconda delle necessità e dei casi. Tali regole (leggi
morali e naturali) nascono spontaneamente e sono tutte volte al benessere collettivo,
alla vita, poiché unico scopo della vita è l'espansione della vita stessa; e
scopo dell'essere umano non è l'autodistruzione, ma la propria sussistenza,
garantita dalla cooperazione.
6) che libertà non vuol dire disordine, licenza,
aggressività.
Se oggi siamo giunti a questo grado di aggressività, questo non lo si deve imputare alla natura dell'Uomo, ma al suo carattere che è stato viziato (E. Fromm), deformato da un sistema in cui l'aggressività e la competizione (propagandata in mille modi) si è resa necessaria per scalare le gerarchie e farsi strada anche a costo di ammazzare, per un benessere esclusivamente individuale (egoistico).
Sta a noi decidere se tornare ad essere Uomini
liberi o se rimanere prigionieri della violenza. Gli anarchici dimostrano anche
che:
1) utopia è credere che questo sistema statale porti
giustizia e pace.
2) utopia è illudersi ogni volta che un nuovo
governo risolva i problemi.
3) utopia è pensare di essere liberi in una società
dove impera la morale borghese e clericale.
4) utopia è credere che uno Stato sedicente
democratico sia basato sulla sovranità del popolo.
5) utopia è aspettarsi che la legge sia davvero
uguale per tutti e che renda più giusti gli uomini.
6) utopia è credere ai mass-media.
7) utopia è dare fiducia alle supposte autorità di
cui siamo circondati.
Eccetera
Gli storici sono colpevoli di non aver trattato in maniera completa e adeguata i capitoli riguardanti le esperienze di autogestione e di autogoverno anarchico (Colin Ward), questo perché tutti gli storici ben conoscono le regole dettate dal sistema: 'tu parli di anarchia? E noi non ti facciamo pubblicare i tuoi studi'.
Esiste un
programma anarchico? Sì, lo ha scritto nel 1919 Errico
Malatesta, lo potete trovare tra i banners della colonna di sinistra. È un programma vecchio vista la sua età?
L'idea di libertà non è mai vecchia, anzi, proprio in un periodo in cui i
popoli del mondo sono assetati di giustizia, l'anarchia si presenta in tutta la
sua giovane potenza innovativa. Nel vostro modo di concepire le cose, cioè per
gerarchie e autorità, vi aspettate sicuramente dei nomi 'illustri' di anarchici
ai quali appendere le vostre eventuali ammirazioni. Potremo stupirvi, e non
poco. I 'nomi illustri' sono troppi da elencare, si tratta di un universo parallelo
tenuto ben nascosto per i motivi di cui sopra. Nessun libro di scuola vi
racconterà, ad esempio, dell'anarchismo di Tolstoj.
La censura si è abbattuta anche in occasione di
questi 150 anni di unità d'Italia (150 anni di servitù), dove il primo anarchico
italiano, Carlo Pisacane, amico di Mazzini, proponeva un'unità d'Italia diversa
da come si è realizzata, un'unità solidale e cooperativa, un federalismo
egualitario che apre al prossimo, non propone confini e odii. Stop, non se ne
deve parlare, neanche a scuola, neanche leggendo la seppur celebre 'La
spigolatrice di Sapri' (dedicata alla sua coraggiosa impresa). E mille altri
nomi 'noti'. Vi sono poi un'infinità di nomi che non sono conosciuti (sempre a
causa della censura), ma che sono stati -e continuano ad essere- le pietre
angolari della cultura filosofica, pedagogica, sociologica, letteraria,
artistica, scientifica, politica, ecc. mondiale.
Da dove iniziare
per capire l'anarchismo? Più che 'capire' sarebbe meglio dire 'togliere i
pregiudizi'. L'anarchismo ce lo abbiamo tutti dentro, lo portiamo come bagaglio morale naturale. Scoprirete da
soli che qualsiasi testo sull'anarchia vi rispecchia e riassume perfettamente
la vostra coscienza, vi ci ritroverete in pieno. Qualche autore? Va bene. Noi consigliamo il già citato Colin
Ward ('Anarchia
come organizzazione'). Iniziate con lui, se non volete rifarvi direttamente ai padri
dell'anarchismo e se cercate un intellettuale contemporaneo. Il libro si legge
molto bene, è scorrevole e vi stupirà alla grande.