Il 1° settembre 1873 si apriva a Ginevra il sesto congresso
generale dell'Internazionale: le Federazioni del Belgio, dell'Olanda, dell'Italia,
della Spagna, della Francia, dell'Inghilterra, e del Giura svizzero vi erano rappresentate;
i socialisti lassalliani di Berlino avevano mandato un telegramma di simpatia firmato
da Hasenclever e Hasselmann. Il congresso
si occupò della revisione degli statuti dell'Internazionale; pronunciò la soppressione
del Consiglio generale, e fece dell'Internazionale una libera federazione che non
aveva più alla sua testa alcuna autorità dirigente: «Le Federazioni e Sezioni che
compongono l'Associazione, dicono i nuovi statuti (articolo 3), conservano la loro
completa autonomia, cioè il diritto di organizzarsi secondo la loro volontà, di
amministrare i loro affari senza alcuna ingerenza esterna, e di decidere essi stessi
la via che intendono seguire per giungere
all'emancipazione del lavoro». Bakunin era affaticato da una lunga vita di lotte;
la prigione lo aveva fatto invecchiare prima del tempo, la sua salute era seriamente
scossa, ed egli aspirava ora al riposo ed alla solitudine. Quando vide l'Internazionale
riorganizzata con il trionfo del principio di libera federazione, pensò che era
giunto il momento in cui poteva congedarsi dai suoi compagni, ed indirizzò ai membri
della Federazione giurassiana una lettera (pubblicata il 12 ottobre 1873) per pregarli di voler accettare le sue dimissioni
da membro della Federazione giurassiana e da membro dell'Internazionale, aggiungendo:
«Non mi sento più le forze necessarie per la lotta: non saprei dunque essere nel campo del proletariato che un ostacolo,
non un aiuto. Mi ritiro dunque, cari compagni, pieno di riconoscenza per voi e di
simpatia per la vostra grande e santa causa, la causa dell'umanità. Continuerò a
seguire con fraterna ansietà ogni vostro passo, e saluterò con gioia ogni vostro nuovo
trionfo. Fino alla morte, sarò dei vostri». Non aveva più che neppure tre anni di
vita. Il suo amico, il rivoluzionario italiano Carlo Cafiero, gli diede ospitalità in una villa che
aveva acquistato vicino a Locarno. Là, Bakunin visse fino alla metà del 1874, esclusivamente
assorbito, sembrava, da questo nuovo genere di vita, nel quale trovava infine la
tranquillità, la sicurezza ed un benessere relativo. Tuttavia, egli non aveva cessato
di considerarsi un soldato della Rivoluzione; i suoi amici italiani avevano preparato
un movimento insurrezionale, ed egli si recò quindi a Bologna (luglio 1874) per
prendervi parte: ma il movimento, mal organizzato, finì male, e Bakunin dovette
ritornare in Svizzera, travestito. Bakunin non era più, nel 1875, che l'ombra di
se stesso. Nel giugno 1876, nella speranza di trovare qualche sollievo ai suoi mali,
lasciò Lugano per recarsi a Berna; arrivandovi, il 14 giugno, disse al suo amico
il dottor Adolf Vogt: «Vengo qui perché tu mi rimetta in sesto, o per morirci».
Spirò il 10 luglio, a mezzogiorno.
..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione