Gli anarchici sono contro la violenza.
È cosa nota. L'idea centrale dell'anarchismo è l'eliminazione della violenza
dalla vita sociale; è l'organizzazione dei rapporti sociali fondati sulla
libera volontà dei singoli, senza l'intervento del gendarme. Perciò siamo
nemici del capitalismo che costringe, appoggiandosi sulla protezione dei
gendarmi, i lavoratori a lasciarsi sfruttare dai possessori dei mezzi di
produzione o anche a restare oziosi ed a patire la fame quando i padroni
hanno interesse a sfruttarli. Perciò siamo nemici dello Stato che è
l'organizzazione coercitiva, cioè violenta, della società. La violenza è
giustificabile solo quando è necessaria per difendere se stesso e gli altri
contro la violenza. Dove cessa la necessità comincia il delitto.... Lo
schiavo è sempre in istato di legittima difesa e quindi la sua violenza
contro il padrone, contro l'oppressore, è sempre moralmente giustificabile e
deve essere regolata solo dal criterio dell'utilità e dell'economia dello
sforzo umano e delle sofferenze umane. (E. Malatesta da Umanità Nova, 25
agosto 1921) La violenza anarchica è la sola che
sia giustificabile, la sola che non sia criminale. Parlo naturalmente della
violenza che ha davvero i caratteri anarchici, e non di questo o quel fatto
di violenza cieca ed irragionevole che è stato attribuito agli anarchici, o
che magari è stato commesso da veri anarchici spinti al furore da infami
persecuzioni, o accecati, per eccesso di sensibilità non temperato dalla
ragione, dallo spettacolo delle ingiustizie sociali, dal dolore per il dolore
altrui. La vera violenza anarchica è quella che cessa dove cessa la necessità
della difesa e della liberazione. Essa è temperata dalla coscienza che gli
individui presi isolatamente sono poco o punto responsabili della posizione
che ha fatto loro l'eredità e l'ambiente; essa non è ispirata dall'odio ma
dall'amore; ed è santa perché mira alla liberazione di tutti e non alla
sostituzione del proprio dominio a quello degli altri. (E. Malatesta da
Pensiero e Volontà - 1 settembre 1924) Vi possono essere dei casi in cui la
resistenza passiva è un'arma efficace, ed allora sarebbe certamente la
migliore delle armi, poiché sarebbe la più economica di sofferenze umane. Ma,
il più delle volte, professare la resistenza passiva significa rassicurare
gli oppressori contro la paura della ribellione, e quindi tradire la causa
degli oppressi. È curioso osservare come i terroristi ed i tolstoisti,
appunto perché sono gli uni e gli altri dei mistici, arrivano a conseguenze
pratiche pressoché uguali. Quelli non esiterebbero a distruggere mezza umanità
pur di far trionfare l'idea; questi lascerebbero che tutta l'umanità restasse
sotto il peso delle più grandi sofferenze piuttosto che violare un principio.
(E. Malatesta da Anarchia - Londra, agosto 1896) |