Se l’opinione ti giudica simpatico,
bello, intelligente, vivresti meglio? Se essa ti stima stupido, squallido,
infame, vivresti peggio? Nel caso affermativo, bisogna, di fatto, che ti
preoccupi degli altri perché tu esisti per loro, gli appartieni, hai bisogno
di sedurre, di opprimere, di ubbidire, di sfuggirti. Se no, lascia correre e
che si appannino le immagini prefabbricate della tua buona e cattiva
reputazione. Non sarà più necessario mentirti se non ti preoccuperai più di
apparire, di metterti in posa per la famiglia e per la storia, di tremare
davanti a questo riflesso che è solo la tua rappresentazione estranea.
L’opinione ha i suoi assassini e le sue prigioni? Quando cominceremo ad
abbattere le prigioni interiori e gli assassini imboscati del super-io,
quelli esterni cadranno come la Bastiglia. Si arriva a tutto se non si dubita
di niente. Non sono unico per sempre che in me e per me. La vostra fretta a
decifrarmi maneggia con troppa facilità lo scalpello dell’autopsia e della
disinibizione. Non c’è migliore curiosità della mia stessa curiosità verso di
me. E anche se la tua tenerezza mi aiuta a vedere più chiaramente non sono
ancora il solo che può tirar fuori qualche luce dall’ombra? Niente mi piace
di più che vedere gli esseri e le passioni armonizzarsi in me e intorno a me.
Aspiro a delle affinità che si legano e si slegano senza rotture, secondo il
ritmo capriccioso dei desideri, sfuggendo nella gratuità più assoluta ai tics
ombrosi della volontà di potenza, e senza che il riflesso della frustrazione
imponga la sua grinfia di amarezza sull’assenza di una persona cara. Che
ognuno conservi i suoi gusti e i suoi disgusti, i suoi accordi e i suoi
disaccordi, o che li cambi, poco importa, purché regni l’esuberanza della
vita e non la morte che si annuncia da tutte le separazioni. |