L'anarchismo
dell'800 diventò storicamente importante quando entrò nell'Internazionale
Operaia. Noi sappiamo che la 1a Internazionale aveva carattere eminentemente
sindacale, essendo una sorta di aggregazione di diverse società operaie. Essa
per origine, struttura, programma, era interamente anarchica. Il 28 settembre
1864, alla St. Martin's Hall, furono i proudhoniani e Varlin a presentare la
risoluzione in cui veniva proposta la fondazione di una associazione mondiale
dei lavoratori. E Bakunin, già prima di entrarvi aveva già pensato alla
possibilità concreta di costruire una organizzazione del genere. Il principio,
il motto fondamentale "l'emancipazione dei lavoratori ad opera dei
lavoratori stessi", la struttura federalistica, esprimevano il carattere
libertario e proletario di questo grande organismo di massa. I governi ne
avevano grande timore, tanto che addebitavano alla Internazionale ogni moto
spontaneo di popolo. Un altro fatto ebbe grande importanza: il marxismo venne
apertamente denunciato come ideologia reazionaria, e una risoluzione del
Congresso di S. Imier, successivo a quello dell'Aja, affermò che "la
distruzione di ogni potere politico è il primo compito del proletariato".
In questo modo la frangia più cosciente dei lavoratori manuali affermava
l'autonomia del proletariato non solo rispetto alla borghesia, come aveva fatto
precedentemente, ma anche rispetto agli interessi della piccola borghesia,
espressi dalla scuola socialdemocratica tedesca. Queste dichiarazioni di
principio fatte a congressi operai mostrano come per gli internazionalisti non
esistesse una netta frattura fra politico ed economico. È vero che lo stesso
Bakunin e i libertari del tempo tendevano a rifiutare il termine
"politica" ma questo perché all'espressione essi davano il
significato di "azione tesa verso la conquista del potere politico".
Non si intende qui fare una prolungata indagine storica, ma solo mostrare come
le sezioni operaie-sindacali dell'A.I.T. non escludevano affatto di andare
oltre la lotta cosiddetta economica. Questo per confutare le accuse di
"economicismo" mosse agli anarchici. Questo concetto lo ritroveremo
nel pensiero di Malatesta, che tra l'altro ebbe ad affermare in "Umanità
Nova" del 1921: "i sindacalisti, quantunque in teoria amino dire che
il sindacalismo basta a se stesso, debbono poi nella pratica o pensare ad
impadronirsi dello stato, e diventano socialisti, o pensare a distruggerlo, e
diventano anarchici". Viene espressa così l'intima continuità di pensiero
che lega l'anarchismo dell'800 e del '900: il rifiuto di una concezione del
sindacalismo come semplice lotta al padrone, senza affrontare il problema dello
stato, nel senso della sua distruzione.