..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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martedì 7 giugno 2016

Il 7 giugno 1914 ad Ancona

La mattina del 7 giugno il maltempo impedì ad Ancona la parata militare. Verso le 8 le truppe si erano concentrate nella piazza Cavour sotto un cielo livido e quando il comandante del VII corpo di armata, il generale Barattieri, si apprestava a passare in rivista i reparti, un nuovo violento acquazzone costrinse a sospendere la manifestazione. Le truppe furono ricondotte in caserma anche perché l’acqua aveva disperso il pubblico. La contemporanea manifestazione antimilitarista vietata dal prefetto prevedeva, secondo il programma originario, l’assembramento davanti alla Casa del Proletariato in Via Nazionale e quindi un corteo sino alla piazza del Plebiscito ove avrebbe dovuto svolgersi un comizio ma verso le 9,30 Malatesta ed altri furono fermati e condotti in questura. Appena si sparse la notizia un vivo fermento si diffuse fra coloro che già erano convenuti alla Casa del Proletariato ma Malatesta già posto in libertà dopo una severa diffida fece inaspettatamente il suo ingresso nei locali dove l’assemblea aveva indetto per il pomeriggio alle ore 17,00 nella sede repubblicana di Via Torrioni, la cosiddetta Villa Rossa, un comizio privato che gli eventi della mattina non avevano consentito si svolgesse all’aperto. La questura emanò immediatamente un ordine di servizio per impedire che al termine del comizio i partecipanti si riversassero nella sottostante Piazza Roma ove doveva essere tenuto un concerto della Banda del Buon Pastore e successivamente della Banda Militare. 
All’ora stabilita in circa 500 convennero alla Villa Rossa dove parlarono Alfredo Pedrini per la Lega dei Muratori e della Camera del Lavoro di Ancona, Pietro Nenni direttore del Lucifero, Errico Malatesta, Ercole per i socialisti, Sigilberto Pelizza per la Camera del Lavoro e Livio Ciardi per i ferrovieri. Alla 18,35 tutto era concluso e gli intervenuti cominciarono a defluire alla spicciolata dalla Villa Rossa. In circa 200 formarono una colonna che cantando rese manifesto il proposito di recarsi in Piazza Roma trovando però la via bloccata da quattro file di carabinieri mentre più su, in via Ad Alto una ventina di questurini sbarravano il passo per l’unico altro accesso che avrebbe consentito di raggiungere piazza Roma. A questo punto l’ordine impartito dalla questura di bloccare il corteo provocò lo sbandamento dei partecipanti racchiusi in un budello quale era la salita stretta e ripida. I dimostranti respinti dai carabinieri ma non intenzionati a disperdersi per la campagna circostante furono costretti in un moto istintivo e spontaneo a converge sull’unica piccola porta di ingresso della Villa Rossa attorno alla quale si posizionarono anche i militari che presidiavano via Ad Alto. Accadde tutto in un attimo: carabinieri e questurini furono investiti da una pioggia di mattoni, sassi e zuppi di terra mentre dalla terrazza della Villa stava per essere calato in basso un pesante barile. Esposti ad una fitta sassaiola e alla vista del barile uno degli agenti estrasse la rivoltella e sparò quattro colpi in aria mentre i carabinieri contagiati dai colpi aprirono da sotto il fuoco a raffica. Fuggi fuggi generale con due corpi rimasti a terra, uccisi: Attilio Ciambrigoni anarchico di 21 anni e Antonio Casaccia di 24 anni. Gravemente ferito morirà il giorno dopo Nello Budini, repubblicano di 17 anni.
Sul terreno erano rimasti anche una decina di feriti. Mentre una atmosfera cupa avvolgeva la città veniva proclamato lo sciopero generale e, due giorni dopo i funerali dei caduti si svolsero alla presenza di migliaia e migliaia di partecipanti. Il sogno dell’insurrezione diventava realtà e avrebbe avvolto mezza Italia con punte significanti nella città di Fabriano e nel Ravennate. Sciopero generale a Roma, Milano, Firenze, Napoli, Torino …