Quello che vedete nell'immagine è il
compositore Reynaldo Hahn, fotografato da Nadar, con un fiocco lavallière al
collo, una sorta di cravatta anticonvenzionale e antiborghese che ha una storia
molto interessante. Solitamente, nell'iconografia tradizionale ottocentesca, la
troviamo al collo degli artisti. In effetti la indossavano anche gli artisti,
dal momento che la grandissima parte di questi era anarchica, ma nessun libro a
marchio Siae lo dice. La lavallière, a partire dalla prima metà dell'Ottocento,
la indossavano anche i poeti, i letterati, i musicisti, gli intellettuali in
generale, come segno distintivo del loro impegno politico a favore del popolo
oppresso. Voi direte: «ma erano tutti anarchici»? Probabilmente vi stupireste
di più se facessimo anche i nomi dei personaggi che mai al mondo avreste
pensato che lo fossero, ma la lista è troppo lunga. Come dicevamo, i libri
censurano ogni riferimento all'anarchia, e interi capitoli dovrebbero essere
riscritti o addirittura ancora scritti. Comunque no, non erano tutti anarchici,
ma un buon 80% sì, soprattutto tra il 1850 e i primi del Novecento.
Inizialmente, come dicevamo, la
lavallière era un segno distintivo che rompeva fortemente con la tradizione
borghese, e infatti la borghesia e i militari dovevano osservare la ferrea
regola di cravatte molto strette al collo e rigide, ferme, bloccate. La
lavallière invece aveva come caratteristica anche quella di possedere due lembi
che, penzolando, svolazzavano col vento: un gran bel segno evidente di libertà,
come lo fu per i capelli arruffati di quei poeti chiamati appunto «gli
scapigliati», ma questa è un'altra storia. Andiamo avanti.
Se all'inizio la lavallière poteva anche
essere variopinta o a pois o a strisce, dopo l'esperienza della Comune di
Parigi, in cui le istanze anarchiche presero forma concreta in un'autogestione
del popolo, la lavallière si fece prevalentemente nera e con un significato
molto profondo. Qual è questo significato?
Quando le truppe del governo regolare
francese si unirono a quelle nemiche prussiane per fare strage degli anarchici
e della loro splendida autogestione parigina e marsigliese, la lavallière
divenne simbolicamente un fiocco ricavato da un lembo della bandiera nera
anarchica, la stessa bandiera che sventolava sulle barricate della Comune. La lavallière rappresenta quindi anche il
lutto profondo nei confronti delle decine di migliaia di anarchici (e non) che
vennero ammazzati nel 1871 a Parigi, a Marsiglia e nelle altre città di Francia
in cui vi era una Comune Anarchica e di cui i libri non parlano.
Solo per praticità utilizziamo qui le
parole al maschile, in realtà l'anarchismo, in fatto di diritti, non fa
distinzione neppure di genere, perciò quando ad esempio parliamo di artisti ci
riferiamo anche alle artiste. E non è un caso che la lavallière venne adottata
anche da molte donne come segno di libertà e di quell'emancipazione che
soltanto l'anarchia poteva garantire già nell'Ottocento, concretizzatasi effettivamente
nella Comune.
Poi avvenne il colpo di mano dello
Stato. La lavallière era diventata un simbolo anarchico molto forte anche se in
giro se ne vedevano di colorate. Che fare? Molto semplice. C'è un modo di dire
che suona più o meno così: quando non puoi eliminare il nemico, alleati con
lui. E questa strategia l'abbiamo vista adottare parecchie volte dagli Stati
contro il popolo. La lavallière divenne allora una moda istituzionalizzata,
fino a vederla nelle scuole sul grembiule dei ragazzini. In questo modo, a
lungo andare, la simbologia anarchica iniziale venne stemperata, fino a farla
dimenticare del tutto. Noi oggi abbiamo fatto in modo di riportarla alla
memoria.