Guardando al 1968, il 1 Marzo
rappresenta una tappa fondamentale, una data destinata a lasciare una traccia
forte nell'immaginario collettivo ma anche ad avere conseguenze sugli sviluppi
successivi degli eventi.
Con la battaglia di Valle Giulia il
movimento studentesco, che nei mesi precedenti era stato un mormorio relegato
al piano locale, si trasforma in un boato ed irrompe con forza sulla scena nazionale.
Le voci delle precedenti occupazioni di facoltà, iniziate già nel '67 a Pisa,
Torino e Milano, erano infatti circolate perlopiù in ambito universitario,
senza riuscire a portare all'attenzione dell'opinione pubblica le prime
avvisaglie di agitazione. A Valle Giulia, zona di Roma alle pendici dei
Parioli, si trova la facoltà di Architettura, che nei giorni precedenti al 1
Marzo è stata sede di svariate iniziative politiche, culminate nell'occupazione
della facoltà. Il 29 Febbraio il rettore D'Avack richiede l'intervento della
polizia per mettere fine all'occupazione: l'edificio viene brutalmente
sgomberato e rimane presidiato dalle forze dell'ordine. La mattina successiva
più di 4000 studenti si radunano in Piazza di Spagna e si dirigono verso la
facoltà di Architettura, determinati a liberare l'edificio dall'assedio
poliziesco. Il corteo giunge sul posto e comincia a fronteggiare i cordoni
delle forze dell'ordine in un clima incandescente; l'evento scatenante non
tarda ad arrivare: quando un gruppo di agenti prende in disparte uno studente e
comincia a picchiarlo la rabbia del corteo esplode in una fitta sassaiola in
direzione della polizia.
In breve lo scontro si estende a tutta
l'area circostante, un gruppo di studenti riesce anche a sfondare i cordoni
della polizia e a rientrare nella facoltà ma è costretto ad uscirne poco dopo
sotto i colpi dei manganelli.
Gli studenti reggono a lungo l'urto
delle cariche degli agenti: a fine giornata si contano 500 feriti tra i
manifestanti e 150 tra le forze dell'ordine, i fermati sono più di 200, l'area
circostante la facoltà ha un aspetto tale da far parlare di una vera e propria
battaglia: diverse camionette ed auto incendiate, il suolo disseminato di sassi
e lacrimogeni.
L'evento farà scorrere fiumi
d'inchiostro: il giorno successivo la notizia rimbalza da un quotidiano
all'altro, l'opinione pubblica si divide, tante interpretazioni e visioni ne
vengono date.
Quel che è certo è che la battaglia di
Valle Giulia rappresenta una svolta per il movimento studentesco e per
un'intera generazione che abbandona con decisione la fase
dell'"innocenza" e mette in campo il primo episodio di uno scontro
inevitabile.
Nelle ore successive la battaglia lo
slogan che circola orgogliosamente fra gli studenti, non più disposti a subire
a capo chino la violenza della polizia, è: "Non siam scappati più!".