[…] La Comune aveva abolito per prima cosa gli alti onorari, molti
operai si seppero improvvisare impiegati e ricoprirono il nuovo incarico con
grande zelo e competenza. Un cesellatore (Theisz) divenne il direttore delle
poste, trovò, un servizio quasi inesistente, disorganizzato, con i valori
rubati. Riunì tutti i dipendenti rimasti li arringò e li convinse a passare alla Comune: in breve la
levata delle lettere e la consegna fu ristabilita in tutta la città, si arrivò
anche a far partire la corrispondenza per la provincia a mezzo di agenti abili
e coraggiosi. Lo stesso avvenne alla zecca dove un operaio aggiustatore in bronzo (Camelinat)
venne incaricato di mandare avanti la baracca: si fecero nuove coniazioni con l'argento dell'argenteria che si requisì.
L'assistenza pubblica venne curata da Treilhard che redasse
un minuzioso rapporto sui risultati ottenuti e sulle
modificazioni dell'assistenza pubblica come pure sull'allargamento della stessa.
Il delegato alle finanze (Jourde) riuscì a presentare un bilancio talmente
preciso, oltre che attivo, da costituire un vero gioiello d'amministrazione e
un'eccezione in materia di bilanci pubblici: nella relazione al bilancio lo
stato delle finanze della Comune era giudicato florido; in questo lavoro Jourde
era stato assistito da Varlin, ambedue operai internazionalisti.
Se si pensa che tutto questo, ed altro specie nel campo dell'istruzione,
delle biblioteche, della lotta contro la chiesa, della propaganda a mezzo dei
giornali, fu compiuto in appena
72 giorni, ci si rende conto che la produttività raggiunta fu massima e che
ognuno fece il proprio dovere. Le eccezioni furono immediatamente circoscritte
ed eliminate dall'incarico.
É proprio questo il principio che deve reggere il fondamento della
rivoluzione proletaria e della
successiva organizzazione: la delega in base alla funzione, non più quindi in
base al titolo o al casato, ma soltanto in base
alla funzione; naturalmente con la premessa indispensabile della removibilità.
In questo vedrei il più alto insegnamento della Comune, al di là dei
teorici di professione, al di là dei letterati e dei giornalisti, l'operaio
seppe mettere a disposizione del «suo» apparato rivoluzionario la sua
esperienza e la sua produttività. Questo fenomeno, in quella sede, non fu che
un lampo appena, in altre sedi successive, come in Ucraina e in Spagna,
l'esperimento poté durare più a lungo, non dovrebbe essere lontano il giorno in
cui da esperimento si possa passare a fatto definitivo. La volontà nella massa
operaia non manca, la sua capacità produttiva è sempre più ampia, la sua
rottura con le ristrette cerchie degli sfruttatori capitalisti e sempre più decisa; resta solo da evitare che una
nuova marea di oratori, di letterati, di sognatori in buona e
male fede, riesca a montare all'assalto della «realtà» operaia, il resto non
tarderà a venire.
Tratto da:
“Parigi
1871: la Comune libertaria”
Di Franco
Coniglione