Questo articolo
prende vita dopo che alcuni, durante una discussione sull’autogestione, mi
hanno chiesto informazioni circa l'esistenza o meno di comunità anarchiche
contemporanee italiane. Ebbene sì, esistono, Urupia è una di queste e si trova
in Italia. Si tratta di una vera e propria Comune, un progetto di autogestione,
un'associazione di liberi cittadini che nel 1995 ha deciso di cambiare vita e
politica, attuando la filosofia anarchica, libertaria.
Urupia si trova
nel Salento, in Puglia, tra Brindisi e Taranto. Grazie a questo progetto
anarchico, fondato da quasi la totalità dei redattori della rivista “Senza
Patria” e con l'aiuto di qualche tedesco, oggi Urupia è diventata un organico e
complesso sistema di edifici che accolgono le svariate attività sociali,
lavorative, ludiche, educative, culturali. Quasi 30 ettari di terreno messi a
coltura, con uliveti, frutteti, vigneti, e altre migliaia di piante sono già
pronte per soddisfare i bisogni della Comune, e non solo. Numerose sono le
iniziative intraprese e sempre in calendario, compresi gli spettacoli, i corsi
di circo per bambini (meravigliosi), i pranzi sociali, le partecipazioni ai
mercati dell'associazione “Campi Aperti” e alla campagna “Genuino Clandestino”,
eccetera eccetera.
Lo Stato non
esiste (sappiamo che per molti di voi questa frase potrebbe suonare come una
maledizione, in realtà voi non lo sapete, ma vivere senza Stato è una vera
fortuna), quindi non esistono capi, presidenti, ministri, eserciti, chiese. Non
esistono gerarchie, il coordinamento possiede una struttura orizzontale e non
piramidale, tutti sono liberi e uguali, uomini e donne, tutti hanno gli stessi diritti,
tutti si adoprano per la Comune sulla base delle singole e individuali
disponibilità e capacità. Non esiste democrazia (anche questo vi suonerà
strano, ma la democrazia è una dittatura), perché a Urupia le decisioni vengono
prese all'unanimità, ed evidentemente questo si può fare.
Conseguenza
logica di tutto questo è l'assenza di crimini, l'assenza di oppressione,
l'assenza di proprietà privata, l'assenza di leggi coercitive. A beneficiarne è
l'individuo nella sua totalità, con il potenziamento della dignità personale,
l'autostima, l'autonomia, l'accrescimento della creatività e della libertà, la
predisposizione al bene proprio e collettivo. Scusate se è poco.
Certo ce n'è
voluta di fatica e di strada da fare, a Urupia. E ancora molte sono le difficoltà
da superare, dal momento che nasciamo liberi, anarchici, ma immediatamente
riceviamo un imprinting votato al dominio, al concetto gerarchico, alla comoda
e (diciamolo, codarda) idea della delega... Perciò esistono ancora, a Urupia,
metodologie da ottimizzare e contraddizioni da risolvere. Ma Urupia ha poco più
di 20 anni, contro i tremila almeno del sistema-Stato (che a voi sembra così
perfetto e inviolabile, e tuttavia vi lamentate in continuazione). E le
comunarde (così si chiamano gli abitanti di Urupia, il femminile è stato scelto
espressamente per evidenziare l'eguaglianza di diritti tra uomini e donne)
sottolineano il fatto che queste difficoltà non scalfiscono la volontà di
andare avanti in questa meravigliosa anarchia (altro che utopia!).
Un simpatico cartello dipinto a Urupia. |
Detto ciò,
abbiate cura di leggere con attenzione anche quanto segue:
Nel mondo ci
sono state e ci sono numerose prove concrete di anarchia applicata, il fatto
che nessuno ne parli dovrebbe farvi riflettere sul grado di censura
continua perpetrata dai sistemi statali nei confronti del pensiero anarchico
(hanno paura, fottutissima paura). Ma noi pensiamo che la cosa più importante
da dire sia la seguente: gli anarchici non hanno bisogno di prove e di sante
reliquie per sapere che l'ideale anarchico è l'unico che possa garantire pace,
uguaglianza, giustizia e libertà. Gli anarchici sanno che l'anarchia vive in
ognuno di noi e che perciò questa è unbisogno naturale che non ha nessun
bisogno di essere comprovata. L'anarchia è pura coscienza. Se l'essere umano
esiste, allora esiste anche l'anarchia. Ben diversa è la situazione di coloro
che sono ancora troppo imprigionati negli stereotipi, nei pregiudizi, nell'idea
di Stato come un dogma, che credono nella propaganda denigratoria contro
l'anarchia, ecc. Noi pensiamo che a queste persone non sia sufficiente mostrare
tutte le prove del mondo, perché troveranno sempre una giustificazione per
ingannare se stessi e avvalorare la loro condizione di sudditanza(che essi si
ostinano a chiamare libertà, scambiando la 'democrazia' per emancipazione e
civiltà). Facciano pure, peccato solo che nella trappola dello Stato trascinino
anche quelli che non vorrebbero proprio entrarci, figli e nipoti compresi. Il
primo passo per la rivoluzione (vera) è non votare.