Come avete
potuto facilmente intuire, tra gli obiettivi di questo blog c'è anche quello di
far conoscere l'anarchia nella sua vera essenza, nel suo reale significato.
Certamente non tutti i post sono di marca anarchica in senso stretto, questo
articolo, invece, vuol far comprendere con un esempio concreto in che modo può
compiersi l'anarchia, come si manifesta in una società e quali sono i suoi
risultati (nel caso specifico illustrato).
Ad onor del vero,
dobbiamo pur dire che molte delle nostre azioni o dei nostri pensieri sono di
natura anarchica, ma non ce ne accorgiamo semplicemente perché non sappiamo
cosa sia davvero l'anarchia. Ci sono stati casi, anche in Italia, in cui tutto
lo spirito dell'ideale anarchico è emerso con la sua forza a sostegno benefico
di tutta la collettività. Ed è proprio di un caso italiano che vogliamo
parlarvi.
Breve e
necessaria introduzione è ricordare che anarchia vuol dire letteralmente 'senza
governo', ma gli anarchici non hanno mai inteso questa 'assenza di governo'
come caos tout-court (l'associazione anarchia=caos, semmai, è frutto di una
vile semplificazione da parte della propaganda diffamatoria di Stato), vedremo
bene, invece, cosa sia un 'non governo'. Inoltre, va detto, l'anarchia è
sostanzialmente amore per l'umanità, è collaborazione, autogestione,
fratellanza. Vedremo anche questo, praticamente, senza 'se' e senza 'ma'.
Il più delle
volte, l'interlocutore ignorante (che ignora), cade nella questione relativa al
possibile problema sociale da affrontare attraverso l'anarchia (anziché
attraverso il governo statale), sostenendo che questa non possa garantire
un'organizzazione tale da risolvere quel dato problema. Errore. Anarchia è
super-organizzazione (quindi ha anche delle regole, contrariamente a quel che
erroneamente si crede, e non potrebbe essere altrimenti).
Facciamo finta
di vivere in una città libera, anarchica, egualitaria, solidale. Purtroppo,
dopo un triste giorno di pioggia ininterrotta, il grande fiume che attraversa
la città rompe gli argini e invade tutto, ogni cosa al di sotto dei 5 metri
viene sommersa, negozi, abitazioni, musei, fabbriche, opere d'arte, giardini...
tutto distrutto, almeno un metro di fango si spalma sopra ogni cosa e porta
-questo sì- caos e distruzione, anche la morte. Cosa fa una comunità anarchica
di fronte a questo grande disastro? Delega alla Protezione Civile? No di certo,
anche perché una Protezione Civile, nella forma orrenda in cui la conosciamo,
non può esistere in quella città. Una comunità anarchica non delega il potere,
fa da sola, si sbraccia e lavora per il bene collettivo, senza chiedere nulla,
spontaneamente. Non dimentichiamo che a risolvere i problemi del mondo non è
dio, ma sempre e solo gli uomini e le donne (la Protezione Civile, il governo,
lo Stato, non sono divinità). Ecco che i cittadini, a poco a poco, trovano da
soli la soluzione migliore per autorganizzarsi, ora in questo quartiere ora in
quell'altro, creano catene di solidarietà concreta, offrono ospitalità e cibo,
si autodispongono per togliere macerie e fango, pazientemente, ma con costanza
e abnegazione, prendono ad una ad una le opere d'arte e le puliscono, così pure
i libri antichi, ogni cosa. Pian piano tutto ritorna come prima e senza che
nessuno abbia ordinato a quei cittadini 'vai là e aiuta' oppure 'non ti muovere
da lì', ecc. anche perché, generalmente, i cittadini sanno benissimo da soli
cosa sia giusto fare o cosa non lo sia, e tra i cittadini ci sono esperti in
vari settori, che sanno distinguere e suggerire soluzioni, senza bisogno di
dittatori.
Ebbene, tutto
questo è successo il 4 novembre 1966 a Firenze, dopo l'alluvione disastrosa.
Migliaia di giovani, spontaneamente e senza alcuna direttiva imposta dall'alto,
si sono autogestiti e hanno salvato persone, opere d'arte, libri antichi, hanno
offerto aiuto a tutti, predisposto gli animi alla collaborazione, infuso
speranza e forza. Vennero chiamati 'gli angeli del fango', venivano anche dal
resto del mondo (da non sottovalutare l'aspetto cosmopolita dell'anarchismo),
non erano schiavi, nè padroni di nessuno. Firenze era rimasta viva anche
durante quei lunghi giorni, i cittadini si sentivano sempre vicini alla loro
città, forse ancora più di prima.
Quello fu un
esempio concreto di comunità anarchica autogestita. Ce ne sono tanti di questi
esempi, guarda caso soprattutto dove c'è una tragedia, ma ancora oggi i media
di regime ben si guardano dall'associare a questi straordinari esempi di
solidarietà la parola greca 'senza governo'.
Ora pensate a
L'Aquila, ad Amatrice e ai loro terribili terremoti gestiti dal governo,
pensate a Livorno e alla sua alluvione. La tv non ha neppure dedicato una
virgola alla presenza solidale degli anarchici (tra gli altri, è ovvio) che
pure c'erano e hanno dato una mano, purtroppo nei limiti imposti dalla
Protezione Civile. Noi crediamo che se L'Aquila o Amatrice fossero stati una
comunità anarchica, libera dai vincoli di Stato e di governo, a quest'ora i
cittadini avrebbero risolto gran parte dei loro problemi e avrebbero, con
l'aiuto anche nostro (di tutti), già ricostruito le loro case e forse anche il centro storico. Anche per questo motivo i governi e gli Stati sono da noi
considerati (e lo sono) prigioni da abolire.