Nell'attuale visione del mondo meccanicista gli esseri viventi non
sono altro che macchine, con esigenze puramente materiali e tecnologiche,
proprio quelle che un sistema altamente centralizzato e tecnologico può soddisfare.
Qualsiasi problematica sociale ed ecologica viene interpretata e
ridotta in modo tale da essere riconducibile ad una soluzione tecnologica,
attraverso qualche nuovo processo o ritrovato tecnico.
Nei termini fissati dal paradigma di dominio non sarà mai possibile
capire e interpretare gli aspetti che ci hanno portato all'attuale situazione.
Le relazioni sono intrecciate a un livello tanto fondamentale e profondo che
non è più possibile isolarle dal loro contesto e separarne una dalle altre.
In questa disumanizzazione le stesse sensibilità e capacità di
provare empatia per ciò che ci circonda sono colpite alla radice. All'interno
di un percorso di distruzione dello spirito, la morte del pianeta sarà solo una
conseguenza di cui rammaricarci. Continueremo a far saccheggiare e manipolare i
nostri corpi finché non adotteremo una visione d'insieme, non potremmo mai
sentirci vicini agli altri animali se non capiamo che siamo animali, non
potremmo percepire la foresta come l'elemento essenziale per la vita sulla
Terra se anche noi ci sentiamo parte di essa.
La visione antropocentrica ha diviso il mondo in territori di
saccheggio, ha ridotto gli elementi in combustibile per mandare avanti questo
sistema tecno-industriale. La reificazione della natura ha aperto la strada a
quel processo di devastazione che chiamiamo civilizzazione. La realtà è ridotta
a ciò che si può misurare, quantificare, verificare, negando qualsiasi altro
valore qualitativo. Il dualismo pervade le nostre menti separate dai nostri
corpi e i nostri corpi disgiunti dal mondo circostante.
Soggiaciamo al progresso materiale, all'efficienza dell'automatismo,
alla specializzazione sopra qualsiasi altro valore, così facendo estirpiamo
giorno per giorno ciò che di naturale è in noi e confermiamo invece come
naturale il mondo surrogato che ci circonda ed assedia.
Normali cicli e processi naturali, come l'acqua, con cui l'ecosfera
rende possibile la vita sulla Terra, non solo vengono svuotati da ogni valore
intrinseco, a tutto viene assegnato un valore strettamente economico. Diventano
parte di un processo tecnico che trasforma una materia viva in prodotto o
servizio profittabile.
Come non è possibile la coesistenza tra nocività e un mondo libero e
naturale, non è conciliabile un'opposizione interna al sistema tecnoindustriale
dove tutto ciò che si pone in alternativa è già recuperato dal sistema stesso.
Riaffermare la questione ecologica non significa quindi occuparsi
degli effetti ultimi ambientali, ma del significato profondo, causale, del
distacco dell'uomo dalla natura. Abbiamo bisogno di una nuova ecologica visione
del mondo, che sviluppi sensibilità con cui costruire una rete di contesti e
reciprocità non gerarchiche, in cui possano crescere reali rapporti non mediati
dalla macchina e dalle sue istituzioni, in cui è possibile autodeterminarsi
come individui e riprendersi in mano la propria vita nella sua interezza.
Pensiamo sia necessario agire subito senza perdere altro tempo per
cercare di inceppare l'attuale meccanismo, per cercare di fare aprire gli
occhi, scuotere gli apatici, gli indifferenti e tutti, tutte coloro che si sono
rassegnati allo stato di cose presenti.
L'ecologismo radicale potrà essere una reale lotta di cambiamento
solo se saprà approfondire la propria radicalità, slegandosi dal dominio e da
chi lo sostiene apertamente o subdolamente.
L'ecologismo radicale potrà costruire percorsi di cambiamento solo
se saprà non fermarsi su cause singole estrapolate dall'insieme, ma se avrà la
capacità di intrecciarsi e saper comprendere gli altri movimenti di lotta,
approfondendo la critica ed estendendo il conflitto.