Non solo si può
essere contro la privatizzazione degli strumenti, dei beni e dei saperi;
bisogna esserlo sempre, anche a rischio di apparire velleitari o utopisti. Noi
crediamo che tutto vada messo in comune, in maniera orizzontale. Per questo
siamo contro il copyright e contro la proprietà privata (del singolo,
dell'azienda o dello Stato) degli strumenti di produzione della ricchezza
economica e culturale di una comunità. Solo così realizzeremo la vera
uguaglianza: dentro, e non contro, la libertà di tutti e di ciascuno.
Dobbiamo essere
liberi, perché uguali. Dobbiamo essere uguali, perché liberi. Dobbiamo essere
in uno stato di parità, esercitando ciascuno le proprie libere inclinazioni ed
aspirazioni senza compromettere il bene della comunità.
Combattere
l'iniquità significa combattere per la libertà. In ogni luogo di lavoro e di
vita. Autorganizzarsi e autogestirsi, senza delegare. La delega può esserci,
sia chiaro: ma deve essere momentanea, a breve termine e sempre revocabile.
Altrimenti diventa burocrazia: nel pubblico o nel privato, la burocrazia è
sempre negativa. Perché trasforma la libertà in sopruso e l'uguaglianza in
appiattimento. Perché alimenta il privilegio e mortifica il merito e le
capacità.