L’incompatibilità
assoluta del capitalismo nella sua fase attuale e del sistema
professionalizzato dei partiti con le forme borghesi democratiche di prima è
parecchio evidente, dato che all’interno di istituzioni verticali nelle mani di
partiti che funzionano come imprese è semplicemente impossibile che un
interesse di classe possa essere presentato come generale, ovvero che riesca a
separarsi anche solo di un minimo dagli interessi privati. Nelle società di
massa degradate manca l’elemento unificatore, la paura del nemico di classe e
al suo posto troviamo il bottino rappresentato dai fondi pubblici, motivo per
cui si crea una gerarchia di interessi particolari in cui predominano senza
alcun ostacolo le oligarchie economiche, che formano assieme alla casta
politica di qualunque livello una specie di associazione mafiosa. In realtà
l’interesse della classe dominante è una giustapposizione di interessi diversi
privi di un denominatore comune, che provengono sia dall’impresa privata sia
dalla burocrazia partitica. La partitocrazia è il tipo di parlamentarismo
tipico della globalizzazione, in cui la casta politica ha occupato tutti gli
organismi istituzionali e si è impadronita dell’intero erario pubblico e di
tutte le risorse statali, dilapidandole in accordo con gli interessi del
partito, della corrente, del gruppo o del clan che le gestisce. La corruzione
non è necessaria: delle leggi create ad hoc per fare in modo limpido il lavoro
che prima facevano bustarelle, borse e valigie piene di denaro in biglietti. Il
privato ha invaso il pubblico a tal punto che qualsiasi piano “nazionale” non
riflette una politica di Stato nel senso proprio del termine bensì un progetto
arbitrario di investimenti il cui beneficiario esclusivo è la lobby corrispondente.
Da qui deriva la segretezza delle operazioni e il disprezzo per l’opinione
delle persone coinvolte. Per quanto riguarda le infrastrutture, la ricchezza in
effetti viene accaparrata dalle imprese costruttrici, la lobby di “cemento,
mattone e sabbia”. Lo Stato si incarica semplicemente di coprire gli sprechi
sottraendo il denaro da altre parti oppure direttamente attraverso l’aumento
delle tasse. Le conseguenze economiche sono sempre disastrose, tuttavia la
falsa corrispondenza tra la prosperità e l’abbondanza delle infrastrutture è
penetrata a fondo nella coscienza dei cittadini sudditi. La popolarità
dell’Alta Velocità, scommessa irragionevole per il trasporto elitario dei
passeggeri, è un esempio vivente di come questo mito persiste. La realtà invece
è esattamente l’opposto.